Chi è Moussa Sangare, l’uomo che ha ucciso senza motivo Sharon Verzeni: “Ho avuto un raptus improvviso”
Chi è Moussa Sangare, l’uomo che ha ucciso senza motivo Sharon Verzeni
Trentuno anni, disoccupato, italiano di origine familiare del Mali: è il profilo di Moussa Sangare, l’uomo che ha confessato l’omicidio di Sharon Verzeni, commesso senza un reale motivo.
“Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa” ha dichiarato agli inquirenti poco dopo l’arresto.
L’uomo ha anche rivelato che, poco prima di uccidere la donna, aveva puntato l’arma contro due ragazzini, si presume fossero di 15 o 16 anni.
“Ha desistito con i due ragazzini per poi incontrare Verzeni che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato” ha dichiarato la procuratrice Maria Cristina Rota durante la conferenza stampa in cui sono stati rivelati i dettagli dell’arresto.
Nato a Milano, Moussa Sangare vive a Suisio, in provincia di Bergamo, a cinque chilometri da Terno d’Isola dove è stata uccisa Sharon Verzeni.
Si tratta dell’uomo che era stato ripreso mentre si allontanava in sella a una bicicletta dal luogo del delitto. Gli inquirenti lo hanno arrestato nella notte tra giovedì 29 e venerdì 30 agosto.
Poco dopo l’assassino ha confessato permettendo agli investigatori di recuperare gli abiti che indossava la notte dell’omicidio e anche vari coltelli, tra cui ci sarebbe anche l’arma del delitto. Erano vicino al fiume Adda.
Moussa Sangare non ha precedenti penali ed è attualmente incensurato, ma era già stato indagato dalla procura di Bergamo per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. A quest’ultima sembrerebbe aver puntato un coltello alle spalle.
La procuratrice ha affermato che per l’omicidio di Sharon Verzeni gli verrà contestata anche la premeditazione: “È uscito di casa con quattro coltelli: l’obiettivo era evidente, voleva colpire qualcuno”.
Maria Cristina Rota ha sottolineato che l’assassino “non appartiene ad alcun movimento religioso, poteva essere la signora Verzeni o uno di noi che passavamo di lì”.