La verità sui numeri in Italia: “Per l’Istat i morti per il virus sono 10 mila in più di quelli ufficiali”
Il bollettino della Protezione Civile non conteggia le morti avvenute fuori dagli ospedali e quelle causate indirettamente dal Covid-19: le stime reali dell'Istat fanno rabbrividire
Le morti per Coronavirus hanno segnato ferite profonde nell’Italia del 2020. Secondo i dati Istat i decessi sono molti di più rispetto a quelli stimati. Mancano nel bollettino 10 mila morti, settemila nella sola Lombardia. Nello studio di un gruppo interdisciplinare di scienziati basato sulle cifre Istat si legge: “Stimiamo un numero di decessi reali, dovuti direttamente o indirettamente all’epidemia, molto superiori a quelli riportati quotidianamente dal Dipartimento delle Protezione Civile: nelle province maggiormente colpite come Bergamo si arriva a più del doppio”.
Perché i dati sarebbero così diversi? Perché l’Istat considera tutti i decessi che arrivano negli obitori e poi alle anagrafi e quindi si possono contare anche le morti avvenute in casa, quelle nelle case di riposo, quelle delle persone non ufficialmente tamponate. Comparando i dati Istat con quelli degli anni precedenti relativi alle stesse settimane, gli scienziati hanno osservato che in molti comuni delle regioni più colpite dalla pandemia il numero di decessi, non solo è stato sensibilmente più alto rispetto alla media stagionale degli anni precedenti, ma che lo scarto è assai superiore al numero di decessi certificati dalla Protezione Civile come dovuti al Covid-19. In Lombardia, per esempio, negli anni scorsi morivano in media nello stesso periodo dell’anno circa 11mila persone. Tra il 22 febbraio e il 4 aprile 2020, nel pieno dell’emergenza coronavirus, i decessi sono stati invece 27mila, con un eccesso dunque di 16mila morti, ma di questi solo 9mila sono stati riconosciuti ufficialmente come causati dal Covid-19.
Gli autori dello studio arrivano a stimare quante sono le morti totali in Italia sfuggite ai conteggi della Protezione Civile: “Al 4 aprile 2020”, scrivono, “il numero reale di decessi in eccesso dovuti all’epidemia (in modo diretto ed indiretto) era circa 25.000”. E il 4 aprile il bollettino ufficiale delle 18 registrava invece un numero totale di morti pari a 15.362. Ci sarebbe dunque una differenza di 10mila decessi non certificati.
Gli esperti che hanno redatto lo studio danno due ipotesi: “Possono essere morti da Coronavirus avvenute fuori dagli ospedali e dunque non certificate per questo motivo. Oppure si potrebbe trattare di decessi causati indirettamente dall’epidemia: molte persone, che avrebbero avuto bisogno di cure per altre patologie o incidenti, hanno rinunciato a rivolgersi alle strutture sanitarie perché le sapevano al collasso, o se lo hanno fatto non sono state assistite”. Il caso di Bergamo è esemplificativo: oltre all’altissimo numero di vittime ufficiali (2425) ce ne sono altre 3000 non conteggiate e che probabilmente hanno a che fare con il collasso degli ospedali cittadini (qui un’analisi approfondita di TPI dei decessi in provincia di Bergamo prima e dopo il lockdown).
L’analisi dei dati sulla mortalità dice anche un’altra, triste, verità: “Il picco dei decessi c’è stato alcuni giorni prima di quello che si evince e dai numeri ufficiali”, conclude Bucci. “Segno che nelle prima fasi dell’epidemia molti morti ce li siamo persi”.
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