Stuprata in un locale sui Navigli a Milano, la sua azienda la licenzia: “Non sei più efficiente”
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La società di Assago, con sede legale nei Paesi Bassi, le ha offerto una buonuscita di cinquemila euro
Una dirigente d’azienda di Torino di 32 anni, vittima di uno stupro di gruppo avvenuto nel marzo dell’anno scorso in un locale lungo i Navigli a Milano, è stata licenziata dalla società di Assago (ma con sede legale nei Paesi Bassi) per cui lavorava, che non la riteneva più “efficiente”. La vicenda è stata riportata oggi da La Stampa, secondo cui dopo aver inizialmente espresso solidarietà alla propria manager l’azienda le ha poi offerto una buonuscita di cinquemila euro.
Dopo una festa, riporta il quotidiano di Torino, la donna “venne stuprata per una notte intera da tre ragazzi che considerava suoi amici”, tutti poi identificati e arrestati dai Carabinieri mentre la vittima fu trasferita in ospedale.
“I colleghi e i dirigenti dell’azienda per cui lavorava da tre anni, specializzata nel commercio di brand di lusso, si strinsero intorno a lei: ‘Hai tutto il nostro sostegno, non mollare'”, si legge nel pezzo. “Ma dopo sei mesi di mutua scandita da ricoveri in ospedale, da interminabili sedute da psicologi e psichiatri, con i familiari che temevano si suicidasse, la donna provò a tornare al lavoro a settembre. Non ce la faceva, aveva ancora bisogno di cure. Alternava momenti di ottimismo ad altri di profonda tristezza”.
Tutto questo però fino allo scorso 11 marzo, quando l’azienda le ha inviato una lettera di licenziamento “per giustificato motivo”. “In un’ottica di maggior efficienza”, si legge nella missiva riportata da La Stampa, “abbiamo deciso di riorganizzare le nostre attività, sopprimendo la posizione di ‘Service Merchandiser’ da lei attualmente ricoperta e ridistribuendo le sue attuali mansioni tra altri dipendenti attualmente impiegati presso di noi”. Un provvedimento impugnato dalla donna.
Intanto però, il 16 gennaio uno dei tre giovani accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni della manager è stato condannato a 3 anni e 7 mesi di carcere con rito abbreviato mentre gli altri due sono stati rinviati a giudizio dal gup di Milano.