Milano, la ragazza violentata in pieno centro: “Diceva che mi avrebbe sfregiata e uccisa”
Milano, la ragazza violentata in pieno centro: “Diceva che mi avrebbe sfregiata e uccisa”
“Se non la finisci ti sfregio. Se lo fai un’altra volta ti ammazzo”. Sono alcune delle minacce che si è sentita rivolgere la ragazza di 23 anni violentata in pieno centro a Milano nella notte tra venerdì e sabato. La giovane era stata avvicinata da un 38enne dopo una serata in discoteca in cui le era stata rubata la borsa. Con il pretesto di aiutarla a recuperare il cellulare e gli altri effetti personali, l’uomo l’ha convinta a seguirlo in un parcheggio dove l’ha colpita e minacciata con un coccio di bottiglia.
“Ho solo degli sprazzi, dei ricordi a tratti”, ha detto la vittima agli inquirenti, cercando di ricordare il momento in cui aveva lasciato da sola il Tocqueville di corso Como: “Barcollavo”. Poi l’incontro con un uomo che diceva di chiamarsi “Ivan”, in realtà il 38enne marocchino Imad Bourchich. “Mi ha detto che sapeva dov’era il mio telefono”. “Ricordo che mi parlava, mi ha detto che lui conosce tutti lì perché lavora in quella zona”, prosegue il racconto fatto alle poliziotte e alle psicologhe. Una volta arrivata a un parcheggio sotterraneo in piazza Einaudi ha iniziato a preoccuparsi. “Mi sono resa conto che stesse scendendo dalla rampa, mi sono bloccata e, realizzando che ero sola con lui”, ha detto, “gli ho detto di lasciare stare, che me ne dovevo andare e che avrei comprato un altro telefono”.
L’uomo l’ha invece afferrata per il braccio, schiaffeggiandola e minacciando di sfregiarla: “Mi guardava e mi diceva: mi hai fatto veramente incazzare, non lo fare mai più”. Dopo gli abusi, ha sniffato cocaina costringendo anche lei ad assumerla, sostenendo di “essere stato 9 anni in carcere e di essere protetto da un mafioso di nome La Roccia”. “Era come se facesse parte della mia vita e continuava a dirmi che voleva la mia fiducia, anche se però non dovevo più comportarmi come quando eravamo sopra che ho cercato di dimenarmi”.
Dopo aver respinto un secondo tentativo di violenza, la ragazza era stata poi accompagnata dall’uomo in un bar e infine a casa. A mettere fine all’incubo, è stato l’arrivo della coinquilina, che ha lanciato l’allarme mentre l’amica si faceva visitare alla clinica Mangiagalli. Per lei la prognosi è di tre settimane. “Se penso a tutta questa situazione non è il dolore fisico, ma è stata la sensazione di non poter fare nulla, di essere impotente, di essermi sentita sola senza avere una via di fuga”, ha detto agli inquirenti. “Quando mi ha minacciata, ho sentito una cattiveria brutta e ho immaginato di tutto, tanto da pensare che dovevo solo sopravvivere, non importava come uscivo”.
Bourchich è stato poi fermato mentre tornava al suo giaciglio nel garage, proprio mentre la scientifica stava ultimando il sopralluogo. Il suo volto è stato riconosciuto dai testimoni e ripreso dalle telecamere del bar mentre una sua impronta è stata trovata su un coccio di bottiglia a terra. L’uomo è già stata condannato a due anni e mezzo per una rapina con palpeggiamento della vittima, avvenuta il 23 marzo 2014 e lo scorso dicembre era stato denunciato dalla sorella per estorsione e l’incendio della propria auto.