Milano, stop dalla Prefettura alla registrazione dei figli delle coppie omosessuali. Sala: “Ne farò una battaglia politica”
La Prefettura di Milano blocca l’iniziativa del Comune di riconoscere bambini e bambine nati in una famiglia omogenitoriale: la promessa fatta dal sindaco del capoluogo lombardo Beppe Sala durante il giorno del Pride nel luglio 2022 si infrange contro la circolare di Corso Manforte, arrivata su impulso del ministero dell’Interno.
“È stato effettuato, da parte di questa Prefettura, un approfondimento – quanto a casi rilevati e ad orientamenti amministrativi e giurisprudenziali – relativo alle iscrizioni e alle trascrizioni degli atti di nascita, riportanti dati di genitori dello stesso sesso”, si legge nella nota, che prosegue: “Alla luce del divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita – recita poi il documento – il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia”.
La Prefettura ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso, che vieta anche la maternità surrogata. Di fronte a questa circolare, Sala non ha potuto fare altro che sospendere le registrazioni, ma dopo aver incontrato i rappresentanti delle famiglie arcobaleno li ha rassicurati: “Ne farò una battaglia politica con il governo”.
Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Matteo Forte ha accusato il primo cittadino di aver “piegato il diritto alle sue battaglie ideologiche”. “A onor del vero – spiega – non è che si scopra oggi l’illegittimità di quell’atto rivendicato dal palco del Milano Pride. Il sottoscritto, infatti, già all’indomani di quelle dichiarazioni il 5 luglio scrisse una lettera al Prefetto, che mi rispose il primo febbraio scorso dichiarando di aver proprio interessato il Viminale della questione. Che la mia iniziativa abbia contribuito all’esito di oggi, poco mi interessa. Mi interessa invece che abbia vinto il diritto”.
Alessia Crocini, presidente dell’associazione “Famiglie arcobaleno” attacca il governo per questa decisione “dolorosa e ingiusta”: “Siamo consapevoli – ha detto – di quanto questo esecutivo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia. Ma i bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, i ministri Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione”.
Anche il deputato del Pd Alessandro Zan ha parlato di “pressioni inqualificabili” da parte del Viminale, “che confermano l’ostilità del governo Meloni contro i diritti della comunità Lgbtqia+“.