“Nel 2021 raddoppiati gli sbarchi dei migranti e aumentati gli abusi sulle donne”: il rapporto del Centro Astalli
Secondo il Rapporto annuale del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, il numero di migranti arrivati in Italia nel 2021 è raddoppiato rispetto al 2020. L’anno scorso sono state infatti 67.040 le persone approdate nei porti italiani rispetto alle 34.154 dell’anno precedente. “I minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020”, rileva il documento.
Presentato oggi dal cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali Ue, dalle vice ministra degli Esteri, Marina Sereni, e da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il Rapporto annuale svela una continuità nei meccanismi del sistema di accoglienza rispetto all’era Salvini, soprattutto per quanto riguarda lo scarto tra quella d’emergenza e quella “integrata” affidata al sistema Sai gestito dai comuni, con una preponderanza della prima sulla seconda. “Ancora oggi circa due migranti su tre sono ospitati nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo dei grandi numeri”, afferma il documento. “Progetti d’integrazione più mirati accolgono solo circa 25mila delle 76.000 persone presenti nelle strutture convenzionate”.
Il report denuncia anche un aumento della vulnerabilità dei migranti in arrivo dalla Libia. Sono state numerose infatti le persone in situazioni di particolare fragilità, vittime di tortura, violenza intenzionale o abusi sessuali, accompagnate nel corso dell’anno dal Centro Astalli attraverso l’azione coordinata del servizio medico e dello sportello legale. “Quasi tutte le donne seguite dal servizio di ginecologia (213 nel 2021) hanno subito torture, violenza di genere o abusi, nei Paesi di origine o durante i viaggi. Le vittime di tortura che si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 334, in prevalenza uomini ma con una percentuale di donne in aumento (il 32% del totale), provenienti soprattutto da Nigeria, Senegal ed Eritrea”, recita il rapporto.
“Spesso il disagio di queste persone, che fatica sempre più a emergere nelle prime fasi dell’arrivo, esplode più tardi: nei centri di accoglienza in convenzione con il SAI la percentuale di rifugiati vulnerabili è in aumento (37 per cento sono vittime di tortura e violenza): lavorare su percorsi di integrazione quando è venuta meno una presa in carico tempestiva della vulnerabilità rappresenta un aggravio molto serio sulla riuscita dei percorsi di autonomia”.
“Una sottolineatura doverosa riguarda coloro che hanno vissuto l’esperienza del carcere in Libia: in modo pressoché unanime raccontano di abusi, violenze e persecuzioni. Nel 2021 si sono aggiunti a loro i migranti che sono riusciti ad arrivare in Italia passando dai Balcani e che raccontano di percosse e violenze da parte di forze dell’ordine nel tentativo di respingerli”, si legge ancora nel rapporto.
Gli effetti socio-economici della pandemia, rileva ancora il Centro Astalli, acuiscono le vulnerabilità dei rifugiati, aumentano fragilità e marginalità sociale: “Il sistema d’accoglienza a più di due anni dal superamento dei decreti sicurezza non riesce ad uscire dalla logica dell’emergenza. Le migrazioni spariscono dai media ma non cessano gli abusi in Libia, le morti in mare e i respingimenti indiscriminati alle frontiere. Continuano a essere molti gli ostacoli che impediscono a richiedenti e titolari di protezione internazionale di fruire realmente di diritti che dovrebbero essere loro garantiti per legge”.
La burocrazia è il primo ostacolo all’accoglienza. “Uno dei primi scogli è ormai da anni l’iscrizione anagrafica, che rappresenta uno dei presupposti necessari per l’accesso effettivo ai diritti sociali. La digitalizzazione di molti uffici ha rappresentato un aggravio nella vita dei migranti forzati. Un percorso, il loro, già di per sé accidentato e reso tortuoso da una burocrazia respingente, è stato ulteriormente complicato dalle misure necessarie al contenimento della pandemia, che in molti casi non hanno tenuto conto delle difficoltà degli utenti più fragili”, si legge ancora nel documento.
“Anche la campagna vaccinale ha avuto bisogno dell’intervento del privato sociale per arrivare alle fasce più vulnerabili della popolazione. A Palermo la sede del Centro Astalli è divenuta un vero e proprio hub dove potersi vaccinare. Lo sportello sanitario di Catania è stato un riferimento per tutti coloro che, pur vaccinati, non riuscivano a ottenere il green pass perché non erano in possesso della tessera sanitaria”.
“Il Centro Astalli, che da sempre collabora con le istituzioni in una logica di sussidiarietà, per rendere i servizi pubblici più accessibili e adeguati ai bisogni reali delle persone, non può che esprimere preoccupazione quando ostacoli, burocratici o organizzativi, finiscono per allontanare coloro che avrebbero più urgenza di sentirsi inclusi e accolti”, conclude il rapporto.