“Io, ghanese in Italia da 7 anni, preso di notte e costretto a fare la quarantena Covid su una nave”
Migranti, rifugiati e richiedenti asilo regolarmente soggiornanti e ospitati in centri di accoglienza straordinaria che durante la notte vengono prelevati dai loro alloggi e condotti su autobus con destinazione navi quarantena: è quanto sta accadendo ormai da inizio ottobre in diversi Cas (centri di accoglienza straordinaria) romani e calabresi.
“Domenica scorsa mi hanno detto che sono risultato positivo al tampone, dopo tre giorni, nella notte di mercoledì, sono venuti gli operatori della Croce Rossa e mi hanno portato su un autobus fino a Palermo, dove mi hanno fatto imbarcare sulla nave Allegra”. Lo racconta a TPI Ahmed, nome di fantasia, che conferma le denunce fatte da Asgi e da altre associazioni e Ong che si occupano di migranti.
“Mi trovo sulla nave quarantena ‘Allegra’ da mercoledì 7 ottobre, tre giorni dopo che mi avevano comunicato il risultato del tampone. Da lunedì a mercoledì sono stato chiuso in camera, poi sono venuti gli operatori della Croce Rossa a prendermi. Mi hanno detto che devo stare sulla nave quarantena e ci dovrò stare un’altra settimana, comunque fin quando il tampone non esce negativo. Poi potrò tornare al centro”. Ahmed, 28 anni del Ghana racconta di sentirsi un po’ in prigione.
“Sono in stanza con altre due persone, è una stanza molto piccola. Non possiamo uscire, possiamo solo prendere il cibo ma dobbiamo consumarlo in camera. Non ho visto mai nessun dottore, nessuno mi ha visitato”. Ahmed racconta che sulla nave ci sono molte persone, “credo che siamo circa 500, non solo positivi, ma anche migranti provenienti dalla Libia. Tutti insieme”.
La nave su cui è salito Ahmed non è rimasta ferma in rada ma da Palermo si è spostata a Lampedusa per caricare nuovi migranti in attesa di fare la quarantena preventiva: “Ora siamo vicino Palermo ma siamo stati a Lampedusa a prendere dei migranti durante la notte e ora siamo tornati qui”, ci racconta. Quello che preoccupa gli stranieri a bordo è soprattutto la prospettiva che questo spostamento comporti la perdita del posto all’interno dei Cas. Una situazione di sospensione e di abbandono denunciata anche da alcuni operatori che – in forma anonima – hanno raccontato questa situazione a TPI.
“La pratica è cominciata tra fine settembre e inizio ottobre, a Roma ha coinvolto almeno 4 Cas: Mentuccia, Porrino, Riserva Nuova, Staderini. Gli ultimi prelevati sono quelli del Cas Porrino. In tutto 11 ragazzi. Gli operatori della Croce Rossa sono entrati all’interno dei centri, di notte, prelevando le persone e portandole in un bus. Non sappiamo che tappe faccia l’autobus, ma è noto che arrivi a Palermo e che tutti i migranti sono stati messi sulla nave Allegra, la stessa del 15enne della Costa d’Avorio (Abou) che ha perso la vita in ospedale”, ci racconta un’operatrice.
“Sono le prefetture calabresi e romane che forse hanno fatto accordi con la Croce Rossa. Non si capisce perché non abbiamo fatto accordi con alberghi o altre strutture così come accaduto nei mesi precedenti, e invece si sia scelta questa pratica assurda di prelevarli e portarli su una nave a centinai di chilometri di distanza. Non è un’ospedalizzazione”, prosegue l’operatrice.
“Abbiamo notizie di ragazzi prelevati dal Cas Mentuccia, portati sulle navi, poi dimessi e lasciati a Palermo, da soli sono arrivati a Napoli, senza soldi e da lì non si sa come sono tornati al Cas dove gli è stato detto che non avevano più il posto. A noi non viene comunicato nulla. Non si capisce se gli viene fatta rifare la quarantena dall’inizio, o se gliela fanno completare. In passato li isolavano quando era possibile o li portavano in strutture per fare la quarantena. Ora il numero è diverso, perché si fanno molti più tamponi. Prima finché uno non stava male non si faceva il tampone. Adesso succede che il pomeriggio la Prefettura chiede: ‘Quanti positivi avete nel centro? ci mandate la lista?”. E la notte arrivano quelli della Croce Rossa che li portano via. Che tipo di accordo ha fatto la Prefettura con la Croce Rossa senza comunicare niente a nessuno?”
L’Arci esprime “profonda preoccupazione e ferma condanna per l’utilizzo delle navi quarantena per la gestione degli arrivi via mare insieme a richiedenti asilo positivi al Covid. Queste navi, che nelle intenzioni del Ministero dell’Interno avrebbero dovuto essere presidi di sorveglianza sanitaria, sono diventate dei veri e propri hotspot galleggianti”.
Mentre l’Asgi sottolinea che “Le persone verrebbero trasportate con mezzi gestiti dal personale della Croce rossa, presumibilmente scortati dalle forze di polizia, senza alcuna informazione e/o comunicazione preventiva e senza alcuna valutazione legata ad eventuali condizioni di vulnerabilità, fragilità, integrazione sul territorio e presenza di legami familiari e alla necessità di garantire accesso tempestivo all’assistenza sanitaria”.
Asgi ritiene che “tale forma di trasferimento coattivo sia illegale e discriminatorio anche perché posto in essere in assenza di base legale. L’isolamento sanitario è misura che non dovrebbe comportare limitazioni alla libertà personale, ma limitarsi a tutelare il diritto alla salute del singolo e della collettività. L’ utilizzo navi come luoghi di espletamento isolamento fiduciario e quarantena per migranti è un’ipotesi prevista dal decreto del Capo della Protezione civile del 12 aprile 2020 esclusivamente per gli stranieri soccorsi o arrivati autonomamente via mare e non già, come nel caso di specie, per stranieri già regolarmente soggiornanti e ospitati in centri di accoglienza. Come è noto con tale decreto il Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno è stato incaricato di provvedere all’assistenza alloggiativa e alla sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare, prevedendo che, in tali situazioni, nel rispetto dei protocolli condivisi con il Ministero della salute, possano essere utilizzate navi per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria”.
Garante nazionale dei Detenuti: “Scriverò al ministero”
“Ho avuto modo di visitare sia la nave quarantena Allegra che la Rapsody: entrambe offrono degli spazi di assistenza molto migliori di altri posti. Allegra offre 2.500 posti, tuttora ha a bordo 860 persone, di cui una cinquantina positive. La nave è totalmente gestita dalla Croce Rossa e senza forze di polizia a bordo. Ma si pongono due problemi”. Mauro Palma, presidente del Garante nazionale per i detenuti e le persone private della libertà, elenca a TPI i punti di criticità delle politiche adottate dal governo in tema di sicurezza sanitaria al tempo del Covid per i migranti in arrivo e in permanenza sul territorio italiano.
“il primo problema riguarda gli stranieri appena arrivati in Italia per cui la nave funge da una sorta di hotspot. Siamo davvero sicuri che i migranti siano ben informati sui loro diritti rispetto alla possibilità di chiedere asilo? È vero ci sono i mediatori culturali, ma manca il materiale scritto. E avendo una platea di 860 persone mi domando quanto possa essere effettiva l’informativa sui diritti e quanto possa invece sfuggire qualcuno che presenta maggiori difficoltà”. “La prova di come possa essere superficiale il controllo in questi casi”, prosegue Palma, “me la dà il giovane di 15 anni che è morto recentemente”.
L’altra criticità riguarda la questione per chi viene dai Cas. “Il trasferimento, inteso come allontanamento territoriale, diventa un elemento di criticità forte. Delocalizzare persone solo in virtù del fatto che risultano positive è un problema che si apre e ci sono diverse perplessità. Per i primi (ossia i nuovi arrivi) ho già scritto al governo: vorrei avere rassicurazioni sull’effettiva informazione che viene fatta sui diritti e rassicurazioni sulla capacità di rilevare i passati traumatici di quelle persone. Sul secondo punto, ossia sul trasferimento di chi è già nei Cas, chiederò chiarimenti al ministero perché mi lascia alquanto perplesso, questa non è una ospedalizzazione”, conclude Palma.
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