Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 19:50
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Cronaca

I migranti che imparano ad amare il mare dopo essere quasi morti nel Mediterraneo

Immagine di copertina
Credit: Valerio Nicolosi, TPI

Sulla spiaggia di Messina, Massimo e Silvana preparano le bombole d’ossigeno. Le mute da sub sono già schierate sulla sabbia di fronte all’acqua cristallina, pronte per essere indossate. Jallow* e i suoi compagni guardano quell’acqua con un misto di paura, diffidenza e attrazione. 

L’iniziativa degli insegnanti della comunità di Sant’Antonio dove vivono alcune decine di giovani migranti è semplice: riavvicinare questi ragazzi al mare e curare (o lenire) i traumi derivanti dalle tragiche traversate a bordo di un gommone aiutandoli a vincere la loro paura dell’acqua. Una sfida che questi giovani hanno raccolto, malgrado la paura e i ricordi dolorosi.

Viaggio a Lampedusa: così la perla del Mediterraneo è diventata una grande caserma

“Era una notte molto fredda, ero talmente paralizzato dalla paura che non riuscivo a parlare con gli altri ragazzi che erano sulla barca con me”, racconta Jallow, di origini gambiane. Ricorda di essere svenuto, poi nulla, poi la mano di uno sconosciuto che lo strappa dal blu profondo del mare per trascinarlo su un’altra imbarcazione.

Quando si sveglia, una voce in francese gli dice: “Andiamo in Sicilia”. “Un luogo di cui non avevo mai sentito parlare, dice Jallow. Qui, in a Messina, precisamente all’interno della comunità di Sant’Antonio, il giovane comincia una nuova vita, insieme ad altri coetanei sfuggiti alla miseria prima e al Mediterraneo poi.

Friendly Sea: trasformare il mare in un alleato

Due anni fa, alcuni insegnanti della scuola nautica locale prendono parte ai “Welcome days” della Comunità di Sant’Antonio, ed è così che nasce l’idea di riavvicinare i migranti al mare. L’iniziativa viene però inizialmente recepita come una minaccia dai ragazzi della Comunità.

Il preside decide così di lanciare il progetto Friendly Sea (Mare Amichevole), un corso finalizzato a insegnare ai giovani rifugiati tecniche di primo soccorso in mare, nozioni basilari di sub e i principi fondamentali delle leggi marittime. Vengono inoltre organizzati degli incontri con i guardacoste del posto.

Pinci, il primo istruttore, spiega di avere preferito il mare a una semplice piscina per via del significato simbolico e dell’impatto psicologico di questo elemento sui migranti.

TPI a bordo della nave Sea Watch 3: “Alcuni migranti rifiutano cibo, il teatro della politica italiana non ci interessa”

“Il primo giorno, alcuni non hanno nemmeno voluto mettere un piede nell’acqua”, racconta Pinci. “Altri erano più coraggiosi e hanno nuotato un po’, ma non si sono mai immersi sotto la superficie.

Oggi Jallow, che ha preso parte al corso di sub, sta frequentando l’ultimo anno di scuola nautica. Ma all’inizio era scettico: il mare non gli faceva pensare che a disperazione e tragedia.

“Oggi, ho meno paura. Il mio obiettivo è di poter aiutare, un giorno, altri migranti a non temere più il mare. Voglio anche imparare le tecniche di soccorso per salvarli dall’affogamento”, afferma il giovane, oggi diciottenne.

Ester Russo, una psicologa specializzata nei traumatismi mentali dei migranti, spiega che quelli che sopravvivono alle traversate in mare devono spesso fare i conti con angoscianti sensi di colpa per non essere riusciti a salvare dalla morte le donne e i bambini con cui hanno condiviso la traversata.

“Proprio per questo, la scelta di tenere i corsi in mare e non in piscina è particolarmente significativa”, spiega l’esperta, per poi concludere: “Ai porti di arrivo, ho incontrato molto migranti traumatizzati che, malgrado delle orribili esperienze di naufragi, associavano ancora in modo forte l’idea del mare a un senso di umanità, di fratellanza e di altruismo”.

*I nomi marcati da un asterisco sono inventati per proteggere la privacy degli intervistati

Ti potrebbe interessare
Cronaca / Chi era Ennio Doris, il banchiere raccontato nel film C’è anche domani
Cronaca / Landini alla Marcia Mondiale per la Pace a Bologna: “La lotta per la pace e la giustizia sociale sono inseparabili”
Cronaca / Torino, madre uccide la figlia di 10 mesi nella vasca da bagno e poi tenta il suicidio
Ti potrebbe interessare
Cronaca / Chi era Ennio Doris, il banchiere raccontato nel film C’è anche domani
Cronaca / Landini alla Marcia Mondiale per la Pace a Bologna: “La lotta per la pace e la giustizia sociale sono inseparabili”
Cronaca / Torino, madre uccide la figlia di 10 mesi nella vasca da bagno e poi tenta il suicidio
Cronaca / Alessandro Basciano arrestato per stalking nei confronti dell'ex Sophie Codegoni
Cronaca / Cesara Buonamici denuncia per stalking il fratello Cesare: “Perseguitava lei e il marito”
Cronaca / Sciopero dei treni a novembre 2024: quando sarà il prossimo?
Cronaca / Napoli, bambino di 10 anni accoltella 13enne che rifiuta di consegnargli il pallone
Cronaca / Lecce, 26enne inala la "droga della risata" da un palloncino e muore
Cronaca / Il giallo del panino e il chirurgo bocciato al test di medicina: cosa sappiamo finora sulla morte di Margaret Spada
Cronaca / Chi era Amar Kudin, il poliziotto-rugbista di 32 anni morto nell’incidente fra due volanti a Roma