Migranti, l’allarme della Mare Jonio: “Non abbiamo più acqua”
Migranti, Mare Jonio: “Non abbiamo più acqua”
Sulla Mare Jonio, ferma al largo dell’isola di Lampedusa, ci sono ancora trentaquattro migranti e sta finendo l’acqua dolce. Ormai manca da quasi due giorni, spiega l’equipaggio, perché la pompa del “dissalatore” si è rotta e le persone a bordo, così come i membri dell’equipaggio, sono costrette a lavarsi con le bottiglie dell’acqua potabile. Che sta finendo. Non è possibile pulire il ponte, le stoviglie, la lavanderia ed è reale il rischio di un’emergenza igienico-sanitaria.
“Il personale sanitario di bordo della Mare Jonio ha inviato alle autorità competenti una nuova richiesta urgente di entrata in porto della nave”, afferma l’equipaggio della Mediterranea Saving Humans. Una situazione “di cui le autorità sono informate già dalle prime ore di ieri mattina “, hanno spiegato dalla nave.
A terra.
Ancora 34 naufraghi tra le onde in attesa di un porto sicuro.#FateliSbarcare #MareJonio #Lampedusa pic.twitter.com/bNsY1xQRtG
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) August 29, 2019
“Sottolineiamo che questa emergenza non può evidentemente essere risolta con il semplice invio di bottiglie di acqua. Allarmante inoltre la presenza a bordo di rifiuti derivanti dal salvataggio e dalla permanenza a bordo dei naufraghi, come i vestiti impregnati di benzina e di deiezioni”, prosegue la nota di Mediterranea.
“Il rischio di malattie comunitarie è aggravato dalla mancanza d’acqua, con conseguenti possibili danni per la salute di naufraghi ed equipaggio”, scrive l’Ong .
Ieri, giovedì 29 agosto, a Lampedusa sono sbarcati donne, bimbi e altri soggetti vulnerabili.
In alcuni video pubblicati da Avvenire e Repubblica in esclusiva, si denuncia la pericolosità del trasbordo, avvenuto di notte in condizioni meteo avverse. Nelle immagini girate, si vedono i bambini che passano di mano da una nave a un’altra con la paura che cadano in acqua a causa delle continue spinte delle onde. Le donne in stato di gravidanza, alcune anche vicine al parto, sono state costrette a saltare dal portellone della Mare Jonio alla motovedetta della Guardia Costiera italiana.
“È disumano continuare a far soffrire persone che hanno già alle spalle violenze e abusi terribili. Fateli scendere”, ha commentato il fondatore di Emergency, Gino Strada.