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“Ricordatemi come vi pare, me ne andrò piena di ricordi”: così Michela Murgia aveva raccontato la sua malattia

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Le cause della morte di Michela Murgia: così aveva raccontato la malattia

Era il 6 maggio scorso quando Michela Murgia, scomparsa all’età di 51 anni nella serata di ieri, giovedì 10 luglio, aveva rivelato la sua malattia, ovvero un tumore al quarto stadio che non le lasciava più nessuna speranza.

Intervistata da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, la scrittrice aveva dichiarato: “Ho cinquant’anni, ma ho vissuto dieci vite. Ho fatto cose che la stragrande maggioranza delle persone non fa in una vita intera. Cose che non sapevo neppure di desiderare. Ho ricordi preziosi”.

Michela Murgia aveva rivelato di aver predisposto tutto in vista della sua morte: “Ho comprato casa, con dieci posti letto, dove stare tutti insieme; mi è spiaciuto solo che mi abbiano negato il mutuo in quanto malata. Ho fatto tutto quello che volevo. E ora mi sposo”.

E il 15 luglio scorso, infatti, la scrittrice è convolata a nozze con il regista e attore Lorenzo Terenzi (qui il suo profilo) scrivendo successivamente sui social: “Lo abbiamo fatto ‘in articulo mortis’ perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato”.

“Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me. Amo e sono amata, i ruoli sono maschere che si assumono quando servono” aveva spiegato la scrittrice nell’intervista al Corriere.

Su come immaginasse l’Aldilà, invece, Michela Murgia aveva risposto: “Non un luogo, ma uno stato sentimentale. Dio è una relazione. Non penso che la vita dopo la morte sia tanto diversa. Vivrò relazioni non molto differenti da quelle che vivo qui, dove la comunione è fortissima. Nell’Aldilà sarà una comunione continua, senza intervalli”.

“Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista” aveva poi concluso l’autrice.

Michela Murgia, che aveva continuato ad utilizzare i social raccontato la sua malattia e presentando anche la sua “famiglia queer“, di recente aveva aggiornato i suoi follower rivelando che le sue condizioni di salute erano ulteriormente peggiorate.

“Vado un po’ più spesso in ospedale, a volte all’improvviso perché il corpo sorprende e ieri mi mancava il respiro a causa del troppo liquido negli anfratti dei tessuti. Il livello delle cure del nostro sistema sanitario mi ha però fino a ora consentito di tornare sempre a casa stando meglio. Ecco, la risposta che vorrei dare a chi mi chiede continuamente come sto, che era quella che dava Cesare de Michelis: posso stare meglio, ma non posso più stare ‘bene’” aveva scritto in un post lo scorso 30 luglio.

“Meglio’ è comunque preferibile a male, quindi godetene con me – aveva concluso Michela Murgia – Non amo mettere foto dall’ospedale, ma nemmeno voglio nascondere che ci entro, perché è anche questo che fanno le persone che si curano e dobbiamo solo ringraziare di poterlo fare, in barba a chi demonizza chi paga le tasse. Grazie dei messaggi smettete di mandare cibo al Cambio, però: non posso mangiare tutti i dolci del sud, i formaggi della val padana e i vini del Veneto. Tanto non cresco più”.

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