In Molise mancano i medici. E il ministero della Difesa vuole inviare i camici bianchi militari
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In Molise mancano i medici. E, per colmare la loro assenza e tutelare il diritto alla salute, arriveranno i medici militari. La richiesta di aiuto ai ministeri della Salute e della Difesa è del generale Angelo Giustini, commissario alla Sanità della regione, nominato lo scorso anno.
“Il nodo è come uscire da una situazione che sta mettendo a repentaglio il diritto alle cure, costituzionalmente garantito”, ha spiegato Giustini. E per ora l’idea sembra una: inviare per cinque o sei mesi nelle corsie degli ospedali i camici bianchi dell’esercito.
Tanti i fattori che stanno mettendo a rischio il diritto alla salute nella regione: il blocco delle assunzioni e i pensionamenti. Una mancata programmazione sanitaria e concorsi assenti. Tutte falle che hanno ridotto i medici in servizio al punto che interi reparti sono scoperti e rischiano la chiusura. Come quelli di ortopedia e traumatologia a Isernia e Termoli. L’appello al ministero è stata l’ultima speranza: prima il commissario aveva pensato di richiamare i medici in pensione ma senza successo.
“L’evidente contrazione di risorse mette sempre più a rischio il mantenimento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), dunque, si profilano per i cittadini molisani ancora viaggi della speranza. È altresì, noto l’annoso problema del blocco del turn over che di fatto ha bloccato nuove assunzioni di personale sanitario. Una responsabilità politica tutta regionale, che dopo 12 anni (dall’avvio del Piano di rientro, ndr), la relazione dei conti del 2018 ha messo in mostra: debiti per 22 milioni di euro”, ha precisato Giustini.
Ora il ministero della Difesa sembra avere individuato circa cento medici (ortopedici, ginecologi, chirurghi, anestesisti) che lavorano nella sanità militare e potrebbero essere impiegati in quella civile.
“Ai molisani va tutta la nostra solidarietà. C’è bisogno che ognuno faccia la propria parte, affinché venga evitato il razionamento dell’offerta sanitaria pubblica nella regione”, ha detto Giustini.
“Questa misura tampone potrà avere qualche effetto positivo a condizione che, per sostituire i colleghi, vengano chiamati colleghi della sanità militare che siano specialisti nelle branche scoperte”, ha commentato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli. Che ha aggiunto: “La carenza di specialisti, così come quella dei medici di medicina generale, non nasce ora: era prevista almeno da dieci anni. Bisogna prendere atto che il problema esiste e che la sua gestione non può essere lasciata in mano alle singole regioni ma va gestita a livello centrale”.
Secondo Anelli “non servono misure emergenziali locali che finiscono per forza di cose per essere incoerenti e disorganiche. Quella che occorre è una programmazione seria ed efficace del fabbisogno di specialisti, accompagnata da un piano a carattere straordinario e ‘a scadenza’ che, nelle more della formazione di un numero adeguato di nuovi specialisti, permetta agli ospedali di assumere gli specializzandi dell’ultimo anno. Questo metterebbe subito a disposizione 5000 medici pronti ad essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale e, nel contempo, consentirebbe di liberare 5000 borse per formare i colleghi già laureati e che non trovano posto nelle Scuole di Specializzazione”.
“Sosteniamo dunque l’impegno del Ministro Grillo che, dopo aver aumentato di 1800 le borse, sta ora lavorando per aprire a questa possibilità. Proprio oggi a Bari è partita l’affissione dei manifesti della campagna Fnomceo ‘Offre l’Italia’, sul disagio che spinge i giovani medici a fuggire all’estero, per specializzarsi e lavorare, aggravando ulteriormente la carenza italiana. Bene, facciamo sì, tutti insieme, che questo non debba mai più accadere: che nessun giovane medico sia più costretto a lasciare il paese, che nessun cittadino rimanga senza cure”, ha concluso Anelli.
Medici militari Molise | Le parole del Codacons
“Quanto avvenuto in Molise, dove per sopperire alla cronica mancanza di camici bianchi è stato deciso di ricorrere in via straordinaria ai medici militari, è il segno più evidente della fortissima crisi che sta attraversando il nostro paese sul fronte delle professioni sanitarie”, ha detto in una nota il Codacons. Che ha inviato nei giorni scorsi una istanza al Ministro della Salute, Giulia Grillo, e a tutte le Regioni, in cui si chiede di affrontare l’emergenza “accreditando presso il Servizio Sanitario gli studi medici privati, al pari di quanto già avviene con le cliniche convenzionate, che possono così operare per sopperire alla mancanza di camici bianchi”.
Secondo l’associazione basterebbe, infatti, “apportare le necessarie modifiche alla normativa vigente per consentire a tutti i pazienti di poter accedere in modo il più possibile agevole alle prestazioni di cui necessitano, in particolare attraverso l’introduzione della possibilità di ottenere la prestazione sanitaria presso strutture private non accreditate a fronte del pagamento del ticket sanitario regionale, ovvero in esenzione laddove prevista, al pari di quanto già avviene presso le strutture private accreditate o presso gli enti sanitari pubblici”.