Matteo Messina Denaro e il giallo del selfie con un infermiere: davvero nessuno conosceva la sua identità?
Matteo Messina Denaro e il giallo del selfie con un infermiere
Un selfie con un infermiere della clinica Maddalena di Palermo dove Mattia Messina Denaro era in cura con il falso nome di Andrea Bonafede: una foto pubblicata oggi dal quotidiano La Verità fa sorgere più di qualche dubbio sulla latitanza del superboss della mafia arrestato nella mattinata di lunedì 16 gennaio 2023.
L’istantanea è piuttosto curiosa e alimenta i dubbi e i sospetti sulle connivenze di cui ha goduto il criminale in tutti questi anni.
Come è possibile, infatti, che un uomo ricercato in tutta Italia accetti di scattarsi una foto con uno sconosciuto? E ancora: perché un infermiere dovrebbe farsi un selfie con un paziente qualunque? L’operatore sanitario in questione conosceva la reale identità di colui che si spacciava per Andrea Bonafede?
Il selfie è solamente l’ultima stranezza in ordine di tempo. Una paziente della clinica, infatti, ha raccontato in un’intervista esclusiva di Tv2000 di aver fatto diverse sedute di chemioterapia con Matteo Messina Denaro.
“Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile” ha dichiarato la donna.
Non solo: secondo la paziente diverse sue amiche avevano il suo numero di telefono. “Lui mandava messaggi a tutti, fino alla mattina in cui lo hanno arrestato. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina. Lei è ora sotto shock a casa”.
Nè la paziente né le sue amiche, però, conoscevano la vera identità del boss mafioso: “Lui veniva chiamato Andrea… Ho fatto la chemio con un boss, incredibile… ho fatto terapia da maggio a novembre. Abbiamo fatto la terapia insieme per tutta l’estate e lui veniva anche con la camicia a maniche lunghe”.
Nonostante fosse ricercato da 30 anni, quindi, Matteo Messina Denaro accettava di scattarsi foto con sconosciuti e chattava con persone come un cittadino qualsiasi.
Segno evidente che il boss si sentiva sicuro di non essere individuato perché evidentemente ben protetto. La domanda, allora, resta sempre la stessa: da chi? Le indagini attualmente in corso tenteranno di far luce proprio sui fiancheggiatori del superlatitante.