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Giuseppe Di Matteo ucciso e sciolto nell’acido a 12 anni, Matteo Messina Denaro ai giudici: “Non fui io a dare l’ordine”

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A dare l’ordine di uccidere il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito poi sciolto nell’acido, fu Giovanni Brusca: nelle risposte al gip Alfredo Montalto, Matteo Messina Denaro nega di aver chiesto l’omicidio del bimbo tenuto in ostaggio per indurre Santino Di Matteo – diventato collaboratore di giustizia – a ritrattare alcune sue rivelazioni fatte ai magistrati.

Giuseppe fu rapito a 13 anni per volere del capomafia nel maneggio di Villabate il 23 novembre 1933 e portato in diversi covi tra Palermo, Trapani e Agrigento, prima che si compisse il suo atroce destino. Incappucciato e chiuso nel bagagliaio di un’auto, ha subito violenze di ogni tipo durante la sua prigionia, durata oltre due anni: l’11 gennaio 1996 poi fu Giovanni Brusca – ha raccontato il boss di Campobello di Mazara – ad ordinare l’uccisione per strangolamento. Da quel crimine, Matteo Messina Denaro ha preso le distanze.

Con le sue testimonianze, il Santino ha permesso una ricostruzione accurata della pianificazione della strage di Capaci, nella quale perse la vita il giudice Giovanni Falcone. Oggi lavora in una comunità di accoglienza per tossicodipendenti, disoccupati, senzacasa e immigrati, e rinnega il suo passato: “Rifarei tutto quello che ho fatto, è stata la scelta giusta: contribuire ad accertare la verità, per ottenere giustizia. Quando i magistrati mi chiamano nei processi, vado subito”.

Intanto il capomafia prosegue le cure in carcere per il tumore al colon che lo affligge: preso in carico dal professor Luciano Mutti, ha completato il ciclo di chemioterapia, e ha iniziato ad assumere altri farmaci. Nei giorni scorsi è stato trasferito anche nell’Ospedale de L’Aquila per effettuare una tac e un elettrocardiogramma.

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