Massimo Giannini torna a casa ancora positivo dopo 18 giorni: “Quando sono entrato io eravamo in 18. Ora ce ne sono 84”
“Torno a casa. Esco dal tunnel, dopo tre settimane esatte di buio. C’è un drammatico bisogno di posti letto, per ricoverare i tanti, troppi pazienti gravi che arrivano in continuazione”. Il direttore della Stampa, Massimo Giannini, esce dall’ospedale dopo tre settimane di ricovero perché affetto da Covid 19. È ancora positivo, ma può continuare la quarantena a casa dato che da tre giorni non ha più sintomi. Nel suo editoriale sul giornale di Torino racconta cosa ha vissuto e cosa ha visto.
“Quando sono entrato io, solo al mio piano, eravamo in 18. Ora ce ne sono 84. Oltre la metà ha meno di 54 anni, ed è intubata e pronata. Una “procedura” terrificante, che mi sono fatto raccontare. Ti sedano, ti infilano un tubo nei polmoni, e da quel momento su di te scende la notte di un tempo infinito e un luogo indefinito. Sei sdraiato sulla pancia, in una posizione guidata da un rianimatore esperto, per sedici ore consecutive. Dopo ti rigirano supino, per otto ore. Poi si ricomincia: sedici ore prono, otto ore supino. E così via. Tutte le volte che serve a far “distendere i polmoni”, come dicono, e a sperare che intanto la malattia regredisca, e non distrugga definitivamente quel che rimane del tuo sistema respiratorio. Se questo accade, a un certo punto ti estubano, ti risvegliano e allora devi solo sperare di avere ancora un po’ di fiato in gola per gridare ce l’ho fatta. Se non accade, te ne vai senza saperlo, e senza che un familiare, un parente, un amico possano averti dato l’ultima carezza. Tutto questo mi è stato risparmiato. Lascio il mio letto a chi sta peggio di me, in attesa di un primo tampone finalmente negativo. Non so quando arriverà, e non mi importa. Tra tanti “sommersi” che ho visto in questa avventura, io sono tra i “salvati”. E tanto basta. Anche se la mia povera madre rimane ancora lì, in quella stanza, a fronteggiare il Male da sola, io sono grato”.
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