Massimo Giannini: “Da 5 giorni sono in terapia intensiva. Attenti, col Covid stiamo ripetendo errori già fatti”
Il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, da circa due settimane positivo al Coronavirus, è ricoverato da cinque giorni in terapia intensiva. Oggi, domenica 18 ottobre, La Stampa pubblica un editoriale scritto dal direttore dal suo letto di ospedale: Giannini racconta brevemente la sua esperienza con il Covid-19 e avverte: “Attenti, con il virus stiamo commettendo errori già fatti”.
“Gli ultimi cinque giorni li ho passati in terapia intensiva, collegato ai tubicini dell’ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro”, scrive il giornalista, 58 anni. “Il Covid è infido, è silente, ma fa il suo lavoro: non si ferma mai, si insinua negli interstizi polmonari, e ha un solo scopo, riprodursi, riprodursi, riprodursi. Meglio se in organismi giovani, freschi, dinamici”.
“Mi racconto solo per spiegare quelle poche cose che vedo e capisco, da questa parte del fronte, dove la guerra si combatte sul serio”, chiarisce Giannini. Perché, aggiunge, “la guerra c’è, se ne convincano i ‘panciafichisti di piazza e di tastiera’, e si combatte nei letti di ospedale e non nei talk show”.
“Quando sono entrato in questa terapia intensiva, cinque giorni fa, eravamo 16, per lo più ultrasessantenni. Oggi siamo 54, in prevalenza 50/55enni. A parte me, e un’altra decina di più fortunati, sono tutti in condizioni assai gravi: sedati, intubati, pronati. Bisognerebbe vedere, per capire cosa significa tutto questo”, sottolinea il direttore de La Stampa.
“L’ho scritto da sano e lo ripeto da malato: le cose non stanno andando come avrebbero dovuto”, conclude Giannini. “Ripetiamo gli errori già fatti. Domenica, dopo il mio editoriale in cui lo ribadivo, mi ha chiamato il ministro Speranza per dirmi che è vero, ‘però guarda i numeri dei contagi negli altri Paesi’. Mi ha chiamato il governatore De Luca per protestare e dire che quelle sui disastri dei pronto soccorsi in Campania sono tutte ‘fake news’. E poi mi hanno chiamato da altre regioni per il caos tamponi, e dai medici di famiglia per dire che loro sono vittime, e poi dai Trasporti per obiettare che sugli affollamenti loro non c’entrano. E poi, e poi, e poi. E poi il solito scaricabarile italiano. Dove tutti ci crediamo assolti, e invece siamo tutti coinvolti”.
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