Dallo yacht di Briatore alla Mare Jonio per salvare i migranti: l’incredibile storia di un marinaio
Davide Dinicola, 30 anni, originario di Messina, ha un curriculum vitae decisamente fuori dall’ordinario. Giovane ma esperto marinaio, è passato da lavorare nei lussuosi yacht dei più ricchi magnati d’Italia (fra cui Flavio Briatore) a imbarcarsi sulla Mare Jonio, la nave ong battente bandiera italiana che salva i migranti in mare.
“Per quasi un anno ho lavorato con Briatore, è stato divertente: le feste, il lusso, la bella vita, ma sentivo un vuoto dentro”, racconta Davide Dinicola a Repubblica.
Dopo un periodo di gavetta sulle navi mercantili, il giovane siciliano è entrato nel settore dei panfili di lusso: un lavoro certo redditizio, ma, dice Davide, poco appagante dal punto di vista umano.
La svolta avviene durante un viaggio nel Mar Egeo: “Eravamo diretti ad Atene, con un collega abbiamo visto una cosa strana in acqua: era un uomo caduto da una barca a vela. Lo abbiamo tirato fuori e gli abbiamo salvato la vita. Quella gioia di aver aiutato un essere umano non me la sono più tolta dalla testa”, così come, confida, la delusione nel rendersi conto che molti dei presenti si erano voltati dall’altra parte.
È in seguito a questa esperienza che Davide Dinicola prende la decisione di abbandonare il mondo del lusso per abbracciare uno stile di vita diverso. Risponde a un annuncio pubblicato dalla Mare Jonio, rimasta bloccata al largo di Lampedusa dopo avere salvato 50 persone, e ne diventa primo ufficiale.
Dinicola comincia a lavorare sulla Mare Jonio senza nessuna esperienza simile precedente e senza aver mai fatto parte di alcuna associazione o organizzazione di questo tipo.
La Mare Jonio, della piattaforma Saving Humans (la sola battente bandiera italiana) è stata recentemente al centro di svariate polemiche, quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini ne ha ordinato il blocco sotto l’accusa di traffico di esseri umani. L’imbarcazione era stata successivamente sequestrata dalla magistratura di Agrigento per non aver obbedito allo stop imposto dalla guardia di finanza. Il 24 aprile la Guardia Costiera ha vietato alla Mare Jonio di effettuare attività di ricerca e soccorso.
“È stata bloccata la nave dei centri sociali, che pretendeva di dettare legge nel Mediterraneo anche grazie ad alcuni parlamentari eletti con i cinquestelle, come De Falco”. “Grazie alle Capitanerie di Porto – conclude – Non molliamo e passiamo dalle parole ai fatti”, aveva commentato il leader della Lega.
Giovedì 30 aprile, la Mare Jonio è salpata di nuovo dal porto di Marsala per “una missione di monitoraggio e salvataggio nel Mediterraneo occidentale.
“Penso che salvare chi è in difficoltà sia un dovere morale, non perché dettato dal codice di navigazione”, ha spiegato Davide Dinicola, sempre a Repubblica.
“Una volta ho salvato una persona che era caduta a mare, altri colleghi volevano girarsi dall’altra parte. Ma come si fa? Se io fossi in difficoltà, vorrei una mano tesa verso di me. È semplice”, ha concluso.