La virologa Gismondo: “Io un pericolo pubblico? Ecco perché ho paragonato il Coronavirus all’influenza”
La virologa Gismondo: “Io un pericolo pubblico? Ecco perché ho paragonato il Coronavirus all’influenza”
La dottoressa Maria Rita Gismondo, virologa dell’Ospedale Sacco di Milano, che aveva fatto discutere la comunità scientifica e non solo quando aveva paragonato il Covid-19 a una banale influenza, torna a parlare dell’epidemia di Coronavirus dopo un editoriale di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, pubblicato lo scorso 16 aprile. La virologa decide di rispondere proprio dalle pagine del quotidiano, con una lettera in cui replica alle parole del direttore.
“Mi farebbe piacere, avere la possibilità di fare chiarezza al fine di correggere alcune sue affermazioni e deduzioni”, scrive Gismondo rivolgendosi a Sallusti. “Mi descrive ‘La prima firma scientifica del Fatto Quotidiano‘, nonché la sua Musa, lasciando intendere di aver indossato una maglietta politica. Sono e rimarrò sempre una voce libera e non indosserò mai nessun distintivo o maglietta”, precisa la virologa. “Nel suo articolo, in un’ unica frase, lei unisce due mie dichiarazioni che sono state fatte in contesti e tempi diversi. La prima: ‘Succede che noi stiamo facendo uno screening a tappeto, è logico perciò che andiamo a intercettare numerose positività, ma la maggior parte di queste persone ha banali sintomi influenzali’. La seconda: ‘Si è scambiata un’ infezione appena più seria di un’ influenza per una pandemia letale’, ripresa dalla diffida inviata ai media e mai a me (da qui un palese scopo diffamatorio) dal Patto Trasversale per la Scienza”.
“Tali concetti erano stati preceduti dalle affermazioni di Burioni a Che Tempo che fa (‘Pericolo zero per l’ Italia’) e con termini ancora più rassicuranti da Lopalco (firmatario della diffida) a La7 il 27 febbraio: ‘L’ 85% sono casi lievi, come un’ influenza classica’. Concetto confermato da altri colleghi (Pregliasco, Galli, Capua)”, aggiunge Gismondo a proposito del Coronavirus.
Riguardo alla prima frase, la dottoressa precisa che “lo scopo era spegnere il panico crescente mentre, ricordo, in Italia si registravano solo i primi casi autoctoni circoscritti a Codogno”. Per quanto riguarda la seconda citazione, si tratta di una “frase estrapolata dalla disamina dei dati pubblicati dall’Istituto Superiore della Sanità sulle influenze, da cui deducevo che ‘non deve preoccuparci la letalità, ma la velocità di diffusione’ e precisavo: ‘L’ emergenza potrebbe avere pesanti ripercussioni sul sistema sanitario’.”
“Spero che quanto riportato sia sufficiente a far sì che non mi reputi, per il ruolo che rivesto, un pericolo pubblico, come ha scritto, ma mi consideri una virologa che in questo momento si sta impegnando per la salute di tutti, ultimamente con sforzi immensi, anche sacrificando la vanità, irresistibile per alcuni colleghi, della visibilità mediatica”, conclude la dottoressa.
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