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“E al mare come fai?”: la lezione di Alessia, donna transgender, che risponde alle domande inopportune

Immagine di copertina
Credit: Alessia Nobile

Pensate alle domande che più vi infastidiscono e che riguardano il vostro aspetto estetico. Pensate a quante volte avreste voluto non riceverle e a quante volte avreste potuto evitarle. Pensate a tutte le occasioni in cui prima di mostrare il vostro corpo avete provato disagio o imbarazzo per dover spiegare questa o quella smagliatura, questa o quella cicatrice, la cellulite, le rughe, i segni di una malattia. Questa è la vita di tutti. Una vita basata su canoni estetici nei confronti dei quali ci sentiamo sempre in dovere di portare ossequioso rispetto. Poi c’è la vita di chi tutti i giorni deve dare risposte a domande meno comuni ma che puntuali arrivano se hai “deciso” ( e lo mettiamo tra virgolette per i dummies) di vivere rispettando ciò che sei: una persona transgender.

E così anche una puntata in spiaggia diventa il solito carosello di curiosità morbose e inopportune. Se il tema dell’identità di genere e della battaglia per proteggere dall’omotransfobia le persone è oggi al centro del dibattito politico, la testimonianza di Alessia Nobile in questo momento è quanto mai valida e potente.

“E al mare come fai?”, tenete bene in mente questa domanda, perché non è un quesito banale. “Con l’arrivo della bella stagione, giunge puntualmente alle orecchie di una donna transgender il tormentone estivo: ‘E al mare come fai?’ Una domanda orfana d’intelligenza, priva di buon senso e abbastanza inutile”, racconta Alessia, 42 anni, donna transgender.

L’abbigliamento ha rappresentato da sempre un problema per le persone trans, non binarie e di tutte le età, soprattutto l’abbigliamento intimo e i costumi da bagno. E la moda, in questo senso, non ha mai prestato particolare attenzione alle esigenze di persone gender-nonconforming, un aspetto che ha però ripercussioni sociali non indifferenti. La cosa, poi, rischia di essere ancora più problematica per bambinə e ragazzə transgender e non binary, che si ritrovano a lottare con l’accettazione del proprio corpo e che, proprio in conseguenza di questo e in mancanza di un abbigliamento che li tuteli e li faccia sentire se stessə, possono scegliere di escludersi da situazioni di socialità.

Alessia ha sviluppato col tempo la propria corazza ed è in grado di rispondere senza esitazioni al quesito ma on tuttə hanno la stessa tenacia. “Compro il mio costume da bagno da Calzedonia”, risponde Alessia. “Quest’anno mi è piaciuto un bikini fantasia floro-tropicale, ho chiesto alla commessa di provarlo, mi ha risposto che avrei potuto indossarlo sui miei slip. Sono andata in camerino, mi stava bene la taglia small, e l’ho acquistato come fanno tutte le persone, maschi e femmine. Non ho nulla da nascondere!”.

“Frequento spiagge comuni, mi capita spesso di condividere un pezzo di scoglio o un quadrato di sabbia con famiglie e i loro piccoli, donne e uomini, insomma con chiunque. Ci parlo, mi accennano un sorriso e il tempo passa. Sinceramente? Ho stretto tante belle amicizie disinteressate in riva al mare. Faccio il bagno come tutti, so nuotare, prendo un po’ di sole e sorseggio dell’acqua. Non ho mai notato occhi indiscreti e curiosi, nessuno scandalo.
Perché dovrebbero?”. Ed è questa la vera domanda.

“Credo che in spiaggia si vada per godersi il relax e il bel tempo, e non per scrutare dettagliatamente i bagnanti.
Non mi sono mai posta alcun problema e/o sentita in difetto perché vivo con molta tranquillità la mia natura comune. Abbastanza ordinaria quest’oggi. Per carità la domanda non m’ imbarazza affatto, la reputo ‘senza senno’ piuttosto che ‘senza senso’ e mi lascia pensare… È davvero arcobaleno la maggioranza degli italiani? O sostiene di esserlo solo perché Fedez invita tutti a professarsi arcobaleno?”.

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