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Il Manifesto collettivo per la regolamentazione della cannabis

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Il Manifesto collettivo per chiedere la regolamentazione della cannabis

Siamo una confederazione composta da più di 338 realtà associative ed aziendali ed oltre 106mila cittadini. Abbiamo redatto un testo di legge che riguarda la regolamentazione della cannabis. Ci siamo recati, nel settembre 2019, al Ministero della Giustizia incontrando il sottosegretario Vittorio Ferraresi ed il Senatore Matteo Mantero. Abbiamo presentato il “Manifesto Collettivo” (testo di legge che potete consultare sul sito www.manifestocannabislibera.it) chiedendo al Senatore Mantero il deposito al Senato e così è stato fatto con numero 1498. Ora ci stiamo interfacciando con Michele Sodano abbiamo avviato un mail bombing ai deputati il quale ha raccolto varie adesioni attendiamo la fine di questo periodo di trambusto politico per ufficializzare il deposito alla Camera.

Il tema in questione si connette con la nostra situazione socio-economica, ma ancor più da vicino con la vita di 8 milioni di Italiani, consumatori di Cannabis, che giornalmente vengono perseguitati e discriminati dallo Stato. Sentiamo sempre parlare di futuro ecosostenibile e questo non potrebbe renderci più felici, perché la Cannabis è la pianta più ecosostenibile che esista. La sua poliedricità di utilizzi ad impatto zero, le sue proprietà fitodepuratrici e la sua capacità di assorbire più CO2 di qualsiasi altra pianta, la rendono una preziosissima ed imprescindibile alleata per l’innovazione verde.

Tuttavia, sebbene sia possibile coltivare Cannabis con un tenore di Δ-9-THC inferiore allo 0.6%, questa rivoluzione verde è impedita dal DPR 309/90, che non solo favorisce il mercato nero, ma va a minare la libertà personale che dovrebbe invece essere Costituzionalmente garantita ad ogni individuo (Art. 3 e 13). Infatti, chi acquista Cannabis dal mercato nero, finanziando le narcomafie, è sanzionabile solo amministrativamente, mentre chi coltiva la pianta per uso personale, contrastando la criminalità organizzata, viene sanzionato penalmente rischiando fino a 6 anni di reclusione e tutto ciò avviene nonostante la sentenza del 19 dicembre 2019 in cui le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che la coltivazione di Cannabis ad uso personale non costituisce reato.

Quindi in Italia vengono considerate reati quelle che, difatti, sono condotte inoffensive come coltivare una pianta o assumerne il fiore, pratiche che non comportano rischi per gli individui o per la società. Infatti, i dati che arrivano dagli Stati che hanno legalizzato la Cannabis sia per uso medico che ricreativo, come Washington e Oregon, hanno addirittura evidenziato un calo di stupri e omicidi dopo la legalizzazione, nonché un uso minore d’alcol e altre sostanze. Un altro fattore da considerare quando si parla di Cannabis è quello economico, non va infatti ignorato che ogni anno il commercio delle infiorescenze di questa pianta frutta alla criminalità organizzata quasi 10 miliardi di euro, motivo per cui, già dal 2016, la Direzione Nazionale Antimafia si è dichiarata favorevole alla regolamentazione.

Lo studio condotto dal Professore d’Economia Marco Rossi (Università La Sapienza, Roma) prevede: introiti derivanti dalla tassazione superiori a 3 miliardi di euro, un risparmio sui costi di giustizia pari a 600 milioni euro e la creazione di 350.000 posti di lavoro; tutte evenienze che, specie dopo la Pandemia di Covid-19, costituirebbero una preziosa risorsa per la ripresa socio-economica del nostro Paese. Tuttavia, risultati di questo tipo possono essere raggiunti solo con l’approvazione di una legge completa che non lasci spazi a fraintendimenti e che contempli l’istituzione di un Mercato Libero, caratteristiche che si ritrovano nella proposta di legge del Manifesto Collettivo per la Cannabis Libera, proposta redatta, per la prima volta, dalla Società Civile evidenziando che, di fatto, è un battaglia di tutti e per tutti e non una battaglia ideologica “di partito”. L’approvazione del suddetto testo, specie per il Sud Italia, potrebbe essere il tassello iniziale per fermare l’esodo dei giovani che ogni anno sono costretti a lasciare la loro terra per trovare lavoro, in quanto innescherebbe una reazione a catena che darebbe la ripartenza a settori come l’agricolo, l’alberghiero, il ristorativo, il turistico e tanti  altri, rendendo di fatto le cifre sopraelencate solo la punta di un enorme Iceberg d’infinite possibilità che porterebbe il nostro Paese nel futuro. Un futuro all’insegna dei diritti, della libertà e dell’ecosostenibilità.

Vi invitiamo a visitare il sito e leggere il testo di legge “Manifesto Collettivo” apponendo la vostra firma nel caso in cui condividiate i nostri obiettivi: indebolire drasticamente le narco-mafie, tutelare le libertà personali come da Costituzione, risollevare l’economia del nostro Paese senza considerare le potenzialità terapeutiche della Pianta.

Leggi anche: Il senatore Ciampolillo: “Il vaccino anti-Covid? Non è la soluzione. Meglio essere vegano”
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