Manifesti di estrema destra contro il Ddl Zan alla Sapienza: la risposta degli studenti
Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato di “Prisma – collettivo LGBTQIA+ Sapienza”.
In questi giorni il dibattito sull’approvazione della legge Zan si è riacceso. Dopo il Vaticano che invoca il concordato e le forze partitiche che stanno tornando sui loro passi in vista della discussione in Senato prevista per il 13 luglio, anche all’università La Sapienza arriva l’onda omobilesbotransfobica. Martedì, in pieno giorno, intorno alla città universitaria della Sapienza sono comparsi dei manifesti aggressivi in opposizione violenta al Ddl Zan firmati Generazione Popolare, gruppo giovanile di estrema destra che condivide le piazze, i messaggi e i contenuti di Casapound e Lega, presenti non solo al di fuori delle mura dell’università ma anche al suo interno, con rappresentanti degli studenti e delle studentesse sia in Senato Accademico che nei consigli di Facoltà. «No alla legge Zan, no alle leggi liberticide, no all’ideologia gender, no all’indottrinamento nelle scuole».
Questo è il messaggio falsato e allarmistico dei manifesti di Generazione Popolare, che riprendono la propaganda già sfatata dai politici presentatori della legge, riguardo alla libertà di opinione o a un fantomatico indottrinamento attraverso la teoria gender. «Leggere queste parole fuori dall’università più grande d’Europa fa male e fa paura, perché è sintomo di una marca d’odio che ancora è presente in università e che viene ben celata all’interno di liste di rappresentanza studentesca che si proclamano apolitiche ma che al loro interno candidano esponenti di gruppi di estrema destra.
Le idee di questi gruppi evidenziano ancora una volta quanto l’odio fascista e quello omobilesbotransafobico siano interconnessi, due facce della stessa medaglia», dichiara Thomas Clist, membro del collettivo LGBTQIA+ de La Sapienza “Prisma”. I manifesti sono stati coperti prontamente da studenti e studentesse LGBTQIA+ che ritengono inaccettabile la presenza di questa retorica nella nostra università. «Da universitarie pensiamo che questa legge, seppur in ritardo di 30 anni, sia estremamente necessaria. Le scuole e le università dovrebbero iniziare a parlare di discriminazione, di orientamento sessuale e identità di genere, non per indottrinare, ma per permettere a chi vive queste situazioni di poter studiare senza la paura di essere discriminatə, bullizzatə, picchiatə o addirittura uccisə», dichiara Clelia Filesi di Scire – Studentə e Collettivi in Rete.
La legge Zan è in pericolo, da quando Italia Viva ha aperto ad una mediazione su di essa, avvicinandosi alle posizioni di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, i quali vorrebbero la modifica degli articoli 1 (andando a eliminare il concetto di identità di genere), 4 (che garantisce la libertà di espressione qualora non istighi alla discriminazione e alla violenza) e 7 (che favorirebbe la costruzione di iniziative di sensibilizzazione nelle scuole). «Per noi la legge sarebbe assolutamente irricevibile se si eliminasse l’identità di genere. Il dibattito che si è creato intorno al Ddl ha completamente messo a margine le voci della
comunità LGBTQIA+, e soprattutto quella trans, la quale continua a chiedere che non vengano fatti compromessi al ribasso. Al momento nessuno sta parlando con noi, il dibattito è rimasto all’interno delle aule del senato, senza parlare veramente con chi di questa legge ne ha la necessità» dichiara Lucia Scaldarella, coordinatrice di Link Sapienza. Le piazze, infatti, parlano chiaro. Nel maggio scorso sono state più di 50 in tutta Italia per chiedere l’approvazione del Ddl Zan e molto più. La settimana scorsa centinaia di migliaia di corpi hanno riempito le strade di tutta Italia per il Pride che ha invaso, poco tempo prima, anche la città università della Sapienza.
Moltissime le studentesse e gli studenti che hanno manifestato per pretendere una formazione priva di discriminazioni, attraversabile e accessibile per tuttə: una formazione in grado finalmente di costruirsi sulla libertà di espressione e di rappresentare e vivere la diversità. Questa la risposta colorata, libera e spregiudicata a qualche nero manifesto neofascista.