In 30mila alla manifestazione per la Pace a Roma, Conte: “No invio armi senza confronto in Parlamento”
Un immediato “cessate il fuoco”, con il disarmo nucleare da una parte e l’inizio di negoziati multilaterali dall’altra: sono le richieste di quanti sono scesi in strada oggi a Roma per il corteo della Pace, iniziato a mezzogiorno in Piazza della Repubblica con destinazione Piazza San Giovanni in Laterano, dove ci saranno diversi interventi sul palco. In testa lo striscione ‘Europe for peace’ portato da scout e comunità di Sant’Egidio. La manifestazione ha coinvolto circa 30mila migliaia di persone che condividono il messaggio dei promotori, tra i quali ARCI, ANPI, Comunità di Sant’Egidio e dalle sigle sindacali CGIL e UIL: “L’Italia, l’Unione Europea, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco” perché serve “convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso”.
In testa al corteo un gruppo di donne ucraine, momenti di commozione durante la riproduzione dell’inno nazionale del Paese invaso. Sentiti anche cori contro Putin: “In galera!”. Tra i presenti in strada il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e Pierluigi Bersani, mentre le prime dichiarazioni arrivano dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: “I cittadini oggi sfilando dicono che siamo stanchi di questa strategia, che prevede solo un’escalation militare. Vogliamo un negoziato di pace. L’Ucraina è armata di tutto punto, abbiamo bisogno di una svolta in direzione del cessate il fuoco. Il ministro Crosetto ha annunciato che sta preparando il sesto invio di armi. Bene, noi gli diciamo che visto che è stata votata una risoluzione che impone al governo di avere un confronto in Parlamento, non si azzardi questo governo a fare un ulteriore invio di armi senza venire a confrontarsi in Parlamento”. Enrico Letta glissa sulla polemica con l’ex alleato (“siamo qui per parlare di pace…”) e commenta: “Sono qui perché la pace è la cosa più importante di tutte. Siamo qui per dire la nostra. In silenzio, marciando, come credo sia giusto fare in questo momento. Per la pace, per l’Ucraina, perché finisca questa guerra, perché finisca l’invasione della Russia. Noi siamo a nostro agio in una piazza che chiede pace, per noi la pace vuol dire la fine dell’invasione Russa, questo è il punto centrale”. Nella folla c’è anche il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “Sono qui per la Pace e per l’Ucraina. C’è un Paese che ne sta bombardando un altro democratico e sovrano, quindi le responsabilità della Russia sono fuori dubbio”. La manifestazione si svolge parallelamente anche in altre città d’Italia, tra le quali Milano, dove però l’impronta è più in difesa dell’Ucraina che a sostegno della pace.
“Non dobbiamo mettere in contrapposizione le due piazze – dice Bonaccini – perché anche se con diverse sensibilità in campo, sono dalla stessa parte”. Un messaggio divisivo arriva invece dall’ex premier: “L’altra piazza di Milano non ho capito se è per la pace e per la guerra”. Dal capoluogo Milanese le parole di Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione: “Combattere per la pace -aggiunge- significa chiedere alla Russia il ritiro delle proprie truppe e la cessazione delle ostilità e se ciò non avviene, continuare a sostenere la resistenza, con le sanzioni e con le armi, fin quando saranno necessarie. Questa è la nostra posizione, senza ambiguità, a fianco delle democrazie, dell’Unione europea, della Nato. La pace non è la resa”.