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Mancata zona rossa Alzano-Nembro, il Viminale smentisce la Procura di Bergamo che invece ha già “assolto” Regione Lombardia. Fontana e Gallera potevano farla se avessero voluto

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In contraddizione rispetto alle recenti dichiarazioni della Pm della Procura di Bergamo, il ministero dell’Interno non assolve Regione Lombardia dalle sue responsabilità. Fontana e Gallera potevano istituire la zona rossa

In assenza del calcio, lo sport nazional-popolare dello scaricabarile va fortissimo in Italia. E sulla mancata zona rossa in Val Seriana sembra di essere tornati al calcio d’inizio. Tuttavia, questa volta, siamo andati fino in fondo e abbiamo capito che cosa dica realmente la legge. Ma facciamo un breve riepilogo dei match precedenti.

Tra giovedì e venerdì sono stati sentiti dalla Procura di Bergamo, come persone informate sui fatti, l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera e il presidente, Attilio Fontana, nell’ambito dell’inchiesta sull’ipotesi di epidemia colposa contro ignoti avviata dai PM bergamaschi. Un’inchiesta che si sta focalizzando su quanto avvenuto all’ospedale di Alzano Lombardo a partire dal 23 febbraio e sulla mancata zona rossa, oltre che sulla gestione dell’emergenza nelle Rsa. Gallera e Fontana hanno entrambi affermato agli inquirenti che “spettava al Governo chiudere Alzano e Nembro a inizio marzo, quando la pandemia si stava diffondendo, e che infatti era già stato inviato l’esercito in Bergamasca”.

E fin qui nulla di nuovo. Questa loro posizione è nota da tempo. La novità è che le affermazioni della coppia di fatto Fontana-Gallera hanno trovato, nella serata di venerdì 29 maggio, un importante riscontro, quello della procuratrice facente funzione di Bergamo, Maria Cristina Rota, che davanti alle telecamere della Rai ha risposto così alla domanda su chi avrebbe dovuto istituire una zona rossa in Val Seriana, l’area più colpita dal Covid-19 di tutta Italia: “Da quello che ci risulta è una decisione governativa”.

Noi di TPI cerchiamo da oltre due mesi di fare chiarezza su questa dirimente questione. Il 6 aprile il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rispondeva in esclusiva al nostro sito su una richiesta di chiarimento (inoltrata dieci giorni prima) rispetto proprio alla mancata zona rossa in Val Seriana. Di chi era la responsabilità, chi doveva agire: il governo o la Regione Lombardia? E perché non si è deciso di chiudere quell’area infetta, dove già il 23 febbraio erano stati accertati tre casi positivi al Covid-19 nell’ospedale “Pesenti Fenaroli” di Alzano Lombardo?

Secondo il premier già allora non c’erano dubbi: “Non vi è argomento da parte della Regione Lombardia per muovere contestazioni al Governo nazionale o ad altre Autorità locali. Se la Regione Lombardia ritiene che la creazione di nuove zone rosse andava disposta prima, con riguardo all’intero territorio regionale o a singoli comuni, avrebbe potuto tranquillamente creare “zone rosse”, in piena autonomia. A conferma di questo assunto – scriveva Conte a TPI –  si rileva che la Regione Lombardia ha adottato – nel corso di queste settimane – varie ordinanze recanti misure ulteriormente restrittive, le ultime delle quali il 21, il 22 e il 23 marzo 2020″.

A ribadire il concetto, sempre nella serata di venerdì, è arrivata anche la replica del Ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, che ha dichiarato: “Anche la Regione poteva istituire la zona rossa, come previsto dalla legge. L’articolo 32 della legge 23 dicembre 1978 n. 833, richiamato anche dall’articolo 3, comma 2, del DL n. 6/2020, dà anche alle Regioni la possibilità di istituire zona rossa”. Insomma sia il premier, sia il ministro Boccia mandano un messaggio chiaro alla Regione Lombardia e di conseguenza alla Procura di Bergamo: le zone rosse possono istituirle anche le Regioni. Non è cambiato nulla.

A tal proposito abbiamo chiesto un parere al costituzionalista Alfonso Celotto, che è stato per anni capo ufficio legislativo e capo di gabinetto di diversi ministri. A livello costituzionale che cosa dice la legge? “Ci sono due tipologie di poteri – ci spiega – quelli di protezione civile e i poteri sanitari: legge 225 del 1992 e la 833 del 1978. Entrambi i poteri spettano sia allo Stato, al Governo, sia alle regioni, sia addirittura ai sindaci. A livello generale, una zona rossa – quindi misure restrittive – possono essere adottate sia dal governo centrale, sia da regioni e comuni. Quello che a me sorprende delle dichiarazioni della PM di Bergamo e che non capisco è qual è la costruzione giuridica delle sue affermazioni, per cui vorrei leggere i provvedimenti della Procura per fare un commento più avveduto”.

Lo ammetto, le dichiarazioni della procuratrice aggiunta di Bergamo hanno lasciato basita anche me, per questo ho deciso di approfondire, per mettere un punto finale a questo infinito rimpallo di responsabilità.

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, fonda le proprie convinzioni (ovvero che la zona rossa dovesse farla il Governo) su una direttiva del Ministero dell’Interno, datata 8 marzo, nella quale secondo lui, il governo nazionale rivendicava come sua prerogativa la chiusura delle aree territoriali e lo stop agli spostamenti, ovvero la possibilità di creare zone rosse. Il provvedimento – che è un atto attuativo – dava indicazioni ai prefetti, e non solo, sul decreto firmato il giorno stesso (l’8 marzo) dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Nel testo la Ministra Luciana Lamorgese spiegava: “Ferma restando la piena autonomia nelle materie di competenza regionale, come individuate dalle disposizioni vigenti, va rilevata l’esigenza che in ogni caso, e soprattutto in questo delicato momento, non vi siano sovrapposizioni di direttive aventi incidenza in materia di ordine e sicurezza pubblica, che rimangono di esclusiva competenza statale e che vengono adottate esclusivamente dalle Autorità nazionale e provinciali di pubblica sicurezza”. Secondo il Viminale, dunque: alcuni interventi “rimangono di esclusiva competenza statale” come ad esempio ordine e sicurezza pubblica, senza sovrapposizioni tra Regioni e Governo centrale.

La domanda che ci facciamo è la seguente: questo provvedimento, secondo voi, intendeva togliere alle Regioni la possibilità di istituire zone rosse?

Lo abbiamo chiesto direttamente all’ufficio stampa del Ministero dell’Interno e la risposta è stata lapidaria: “una direttiva ministeriale non può modificare una legge. Per quanto riguarda le zone rosse e l’emergenza sanitaria, decide sempre e solo la presidenza del Consiglio con la Protezione Civile e non il Ministero dell’Interno. Basta vedere quello che hanno fatto le altre regioni”. Dunque una direttiva del Viminale non poteva e non può mai incidere su una legge o su un decreto del Consiglio dei Ministri, non può modificarne il contenuto. E’, per l’appunto, un atto attuativo.

Quando la ministra Luciana Lamorgese scriveva che alcuni interventi rimangono di esclusiva competenza statale, come ad esempio ordine e sicurezza pubblica, senza sovrapposizioni tra Regioni e Governo centrale, si riferiva anche alla possibilità di istituire zone rosse? Dal suo ufficio stampa ci fanno sapere che “la risposta finale sulle zone rosse è quella che dà la Presidenza del Consiglio”. E la risposta finale la Presidenza del Consiglio l’ha consegnata proprio al nostro sito: “le Regioni non sono mai state esautorate del potere di adottare ordinanze contingibili e urgenti. Al pari di quanto hanno fatto altre Regioni – scriveva Conte due mesi fa a TPI – come il Lazio, la Basilicata e la Calabria, nei cui territori, con ordinanza, sono state create “zone rosse” limitatamente al territorio di specifici comuni”.

Che la Regione Lombardia avesse delle forti lacune in campo giuridico, sebbene sia Gallera sia Fontana nella vita svolgano la professione di avvocati, lo avevamo capito dalle dichiarazioni rilasciate in diretta al programma di Rai3 Agorà dallo stesso assessore regionale al Welfare, che il giorno dopo la pubblicazione della nostra intervista a Conte disse: “La zona rossa avremmo potuto farla noi? Ho approfondito e effettivamente c’è una legge che lo consente”. E allora che cosa non è chiaro della frase: le Regioni non sono mai state esautorate del potere di fare zone rosse? Una cosa finalmente l’abbiamo capita: il Viminale non assolve la Regione Lombardia dalle proprie responsabilità. Fontana e Gallera potevano istituire una zona rossa ad Alzano e a Nembro. Fine.

Approfondimento: Ma quale colpa del Governo, le Regioni che volevano hanno istituito 117 zone rosse. Anche la Lombardia poteva [Leggi…] 

Leggi anche: TPI ha vinto il Premio Ischia internazionale di giornalismo 2020 “sezione web” per la copertura dell’emergenza Covid-19 e per le nostre inchieste sulla gestione sanitaria in Lombardia

Leggi anche: L’inchiesta di TPI sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro ora diventa un e-Book

Leggi anche: Mancata zona rossa Alzano-Nembro, la Procura sembra aver già deciso e dà ragione a Fontana ma la legge dice altro

Tutta gli altri articoli di TPI sulla mancata zona rossa in Val Seriana per punti:

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