Neonato morto al Pertini, la denuncia della madre: “Il personale di turno mi consigliò di tenerlo nel letto con me”
“Ero distrutta per la stanchezza del lungo travaglio e ho chiesto consiglio a medici e infermieri: mio figlio piangeva spesso e io non sapevo che cosa fare, come calmarlo. Mi è stato suggerito dal personale di turno che, se il bambino avesse pianto, sarebbe stato opportuno tenerlo a letto con me”.
Nella denuncia presentata dalla madre del neonato morto all’Ospedale Pertini di Roma lo scorso 8 gennaio c’è la ricostruzione di come si è arrivati a quel tragico soffocamento che ha sconvolto la città e alimentato i dibattiti sul rooming in. La donna, una 30enne residente pochi chilometri fuori Roma insieme al marito, si è addormentata dopo due giorni di insonnia, schiacciando involontariamente il figlio nato da appena tre giorni.
“Il consiglio, abbinato alla pregressa stanchezza, ha posto mio figlio di fronte ad un rischio che si è purtroppo concretizzato”, è scritto nell’esposto presentato ieri alla Procura, che indaga – al momento contro ignoti – per omicidio colposo. Un altro dettaglio “sconcertante”, come viene definito, è riportato nell’esposto.
La mattina del 13 gennaio, cinque giorni dopo il disastro, la donna riceve una telefonata mentre è a casa: a chiamarla è il medico di turno del reparto di Pediatria che le chiede “chiarimenti” per la sua “assenza e quella del bambino alla visita di routine. Mi hanno pure rimproverata”.
“Il personale – sottolinea la donna – non ha avuto la delicatezza necessaria per gestire la vicenda”. Nel pomeriggio la dottoressa Camilla Gizzi le invia una mail per scusarsi dell’accaduto. La coppia ha ribadito di aver chiesto più volte aiuto al personale sanitario per sostenere l’enorme fatica e stanchezza, accudendo il bambino al nido durante la notte.
Parole che sarebbero però rimasta inascoltate. Nella denuncia anche il racconto di quei momenti concitati in cui è avvenuto il decesso: nella notte tra il 7 e l’8 gennaio la donna è stata svegliata dal personale che ha preso il bambino per un prelievo di sangue. Un quarto d’ora dopo lo ha riconsegnato alla mamma, che si è addormentata col piccolo in braccio.
Pochi minuti più tardi l’infermiera di turno l’ha svegliata nuovamente scuotendola: “Abbiamo portato suo figlio in rianimazione”. A un’amica la 30enne ha scritto un sms all’1.20 di notte: “Mio figlio sta male”. Poco dopo la notizia viene comunicata alla coppia: “Il vostro bambino è morto”.