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Home » Cronaca

Ecco “L’ombra del nemico”, il reportage della giornalista Marta Serafini

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Il fantasma nero di Daesh ha seminato il terrore nel mondo mostrandosi incomprensibile e pronto a rigenerarsi. È uscito nelle librerie il libro di Marta Serafini: “L’ombra del nemico. Una storia del terrorismo islamista”. La giornalista del Corriere della Sera racconta i cinque anni che separano l’ascesa del califfo Abu Bakr Al Baghdadi a capo dello Stato islamico dalla sua uccisione, portando il lettore sul campo, sotto le bombe, tra le macerie di città annientate e di un’umanità abbandonata dalle autorità internazionali.

Dagli attentati in Europa ai campi dei rifugiati in Medio Oriente, dalle navi di salvataggio delle ong ai centri di detenzione per i bambini soldato del jihad: per comprendere la guerra globale occorre considerare ogni tessera del mosaico, capire come in Afghanistan il commercio di stupefacenti rimpolpi le casse dell’Isis o come nei centri europei nuovi programmi cerchino di strappare i giovani al richiamo della violenza. In ogni incontro, in ogni analisi, l’autrice cerca di dare voce a chi non ce l’ha, alle donne massacrate, ai bambini senza futuro, alle vittime su cui i riflettori dei media si sono spenti da tempo. Senza dimenticare che, per comprendere davvero, bisogna ascoltare anche chi è considerato carnefice, come i minori arruolati dall’Isis o le giovani donne occidentali pronte a lasciare tutto per combattere in Siria. Un viaggio nella storia dall’Europa al Medio Oriente e ritorno: tra racconti, testimonianze e ritratti.

“Questo libro è nato in una mattinata di inizio settembre a Milano e in una notte di fine ottobre a Qamishlo, in Siria. È un viaggio lungo cinque anni che mi ha portato in Medio Oriente, in Europa, nel Mediterraneo, in Afghanistan. Ma anche in rete, nei campi profughi, negli ospedali, al fronte tra i soldati e i miliziani, in carcere – le parole di Marta Serafini contenute nel libro L’ombra del nemico -. Grazie al mio lavoro ho avuto la fortuna di entrare in luoghi diversissimi tra loro e spesso non accessibili a tutti. Ma sempre con un solo obiettivo in testa, ossia cercare di rispondere alla domanda più complicata: Perché? Perché un’intera generazione è stata travolta di nuovo dalla guerra, dal fondamentalismo, dal terrorismo? E perché di nuovo, nonostante le informazioni a disposizione siano sempre di più, odio e populismo hanno fatto presa, come se gli errori del passato non ci avessero insegnato niente?”.

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