Lo Stato condannato a risarcire la famiglia di Vanessa Russo: l’omicida era nullatenente
Lo Stato condannato a risarcire la famiglia di Vanessa Russo: l’omicida era nullatenente
Dopo una lunga odissea legale, lo Stato italiano è stato condannato a risarcire i parenti di Vanessa Russo, la ragazza uccisa con un ombrello dopo una lite in metropolitana avvenuta nel 2007.
A pagare il risarcimento di 760mila euro dovrà essere la Presidenza del Consiglio dei ministri, dopo che la Corte d’appello di Roma ha confermato la sentenza della Corte di giustizia europea. Nel 2020 la corte di Lussemburgo aveva condannato l’Italia per aver limitato a cifre irrisorie gli indennizzi alle vittime di reati violenti commessi da persone nullatenenti. È questo il caso di Doina Matei, condannata nel 2010 a 16 anni di reclusione per aver trafitto la 22enne Vanessa Russo con la punta di un ombrello, dopo un semplice diverbio alla stazione Termini di Roma.
Due anni dopo la condanna definitiva, i parenti di Russo si sono rivolti al tribunale di Perugia per ottenere il risarcimento, quantificato da una sentenza del 2014 in 260mila euro a favore del padre, 300mila alla madre e 100mila euro al fratello e alla sorella. Dal momento che Matei risultava nullatenente, con due figli a carico, la famiglia ha deciso di citare lo Stato italiano, che inizialmente ha ignorato la richiesta. Dopo una prima condanna del tribunale di Roma, l’Avvocatura dello Stato ha fatto ricorso, sostenendo che l’Italia avrebbe recepito una direttiva europea che impone agli Stati membri di garantire un indennizzo alle vittime di reati violenti commessi da soggetti nullatenenti. Nel 2020 la pronuncia della Corte di giustizia europea, che ha condannato lo Stato per aver “indebitamente limitato gli indennizzi previsti per le vittime di reati violenti a cifre irrisorie e meramente simboliche”, secondo quanto riporta Libero.