Lettera di uno studente 16enne: “Il 2023 può essere l’anno del cambiamento, dipende solo da noi”

Pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione da Flavio Maria Coticoni, studente di 16 anni
Lettera di un lettore di TPI alla redazione:
Ho 16 anni e penso che, terminata quell’atmosfera magica di festa che ci fa sempre bene, sia ora di calarci nuovamente nella realtà, proprio quella che ci ha lasciato il 2022 e che non sarà certo cambiata dalla gioia e dall’emozione per l’arrivo del nuovo anno. Ripercorrendo tutte le originalissime copertine edite da TPI durante quest’anno, si nota facilmente come il 2022 sia stato anche e soprattutto simbolo di guerra, distruzione, corruzione, sfruttamento, inflazione, sottomissione internazionale e abolizione di diritti. È proprio per questo, allora, che il 2023 rischia concretamente di rivelarsi la stessa cosa.
Pur essendo cambiato l’anno, il nostro mondo continua ad essere animato da guerre, soprusi, ingiustizie sociali e disumanità. La nostra Europa prosegue sempre più nel perdere la propria identità in favore di quella statunitense, ed ormai sembriamo davvero esserci totalmente assuefatti all’orrore dei conflitti e della violenza a scopo economico. La parola d’ordine della guerra in Ucraina, a giudicare anche dalle discorso di fine anno di Zelensky, è diventata “vittoria”, e non più “pace”, proprio quella in cui le persone ragionevoli sperano nel più breve tempo possibile.
Insomma, sembra proprio che nessuno sia disposto a porre fine a questo massacro. Il 2023 potrebbe essere l’anno della verità, del cambiamento. Come ogni cosa, però, dipenderà solo da noi e dalla voglia che metteremo nel cercare di riappacificare il luogo meraviglioso ma martoriato nel quale viviamo. Gli auspici e le promesse non sono nulla se non agiamo per quantomeno cercare di mantenerli. Un grande augurio di buon anno a tutte e tutti, a patto che “nuovo anno” significhi “mondo migliore”, ma ci sono tutti i presupposti per pensare che non sarà così.
Flavio Maria Coticoni