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“Ci avete abbandonati. Abbiamo lasciato morire da sole 11mila persone”: la lettera di denuncia di un sindaco lombardo

Immagine di copertina
Rsa a Gussano. Credit: Ansa Filippo Venezia

“Ci avete abbandonati. Abbiamo lasciato morire da sole 12mila persone”: la lettera di denuncia di un sindaco lombardo

“Undicimila persone morte ad oggi in Lombardia sono un dato enorme, sono una generazione di anziani che ci ha lasciato in dono una terra bella e rigogliosa e li abbiamo ripagati non curandoci di loro, escludendoli dalle liste dei morti per Covid, privandoli di una degna sepoltura, facendoli morire da soli. Io non ci sto a vederne altri”. Sono le parole disperate che Giovanni Coccoli, sindaco lombardo, ha rivolto in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e pubblicata ieri, 21 aprile sul suo profilo Facebook. “Ho scritto una lunga, lunghissima lettera al Presidente Mattarella e al Presidente Conte”, ha scritto nel post il primo cittadino di Gussago (Brescia). “L’ho scritta perché mi preoccupa che ad oggi, 21 aprile, in Italia ci siano ancora 534 deceduti ufficiali, di cui 203 in Lombardia; da aggiungere gli “ufficiosi”. Mi preoccupa che ad oggi non vi sia un piano di apertura con linee guida specifiche e il 3 maggio è fra due settimane”, sottolinea Coccoli.

Il numero totale delle vittime ufficiali in Lombardia è ad oggi di oltre 12.500 persone. “Non so più a chi rivolgermi”, esordisce il sindaco di Gussago. “Sento che siamo abbandonati, sento che non ci sono date indicazioni, sento forte la tristezza, sento lo sconforto di quelli che voi chiamate numeri, ma che in realtà sono i miei concittadini, che uno dopo l’altro se ne stanno andando”.

“Sono il sindaco di Gussago, un comune della provincia di Brescia, 17.000 abitanti”, spiega Coccoli. “Il sesto Comune del bresciano per numero di morti, dall’inizio di questa epidemia e il nono per numero di contagi. Non so se secondo i vostri parametri questi numeri siano alti o bassi, ma io sono stanco di sentire i malati e i morti trattati come freddi numeri, quindi lo ribadisco a voce alta: per me sono troppi”.

Il sindaco rivolge poi alcune richieste alle istituzioni, inclusa quella di fornire DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) per “tutti i medici di base, che senza dispositivi non possono nemmeno recarsi a visitare i loro pazienti, ma devono essere protetti anche nei loro ambulatori” e di realizzare un “monitoraggio attento e scrupoloso sull’isolamento obbligatorio domiciliare post-dimissione da ospedale” per i pazienti Covid.

“In Lombardia non vengono sottoposti a tampone nemmeno i famigliari dei ricoverati per Covid, che magari sono a casa e stanno male e non hanno notizie del proprio caro per giorni interi”, denuncia il sindaco. “mi spiegate come mai nelle regioni a noi vicine (Veneto, Emilia Romagna) sono state adottate strategie e misure diverse, dalla Lombardia? E pare che funzionino?”.

Il primo cittadino prosegue sottolineando la massima incertezza che regna sulla fase 2. “Siamo a parlare di fase 2 e ancora non abbiamo chiarito come gestire la fase 1”, scrive. “Mancano solo 15 giorni a quella che dovrebbe essere l’apertura totale e ad oggi, noi sindaci, non abbiamo indicazioni, non abbiamo una linea guida, non vediamo una progettualità sensata, non sappiamo nulla”. “Serve una strategia”, aggiunge. “Perché 11 mila persone morte ad oggi in Lombardia sono un dato enorme, sono una generazione di anziani che ci ha lasciato in dono una terra bella e rigogliosa e li abbiamo ripagati non curandoci di loro, escludendoli dalle liste dei morti per Covid, privandoli di una degna sepoltura, facendoli morire da soli. Io non ci sto a vederne altri. Vi prego, ascoltatemi”. Qui la lettera completa.

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