Il leghista che ha imbrattato il murale per Carola a Taormina ha sbagliato anche la scritta in italiano
"Noi stiamo col lo Stato italiano": la scritta sgrammaticata di Giuseppe Perdichizzi
Si chiama Giuseppe Perdichizzi ed è un esponente della Lega a Taormina, in Sicilia. E farebbe già ridere così. Perdichizzi, però, ha voluto superarsi e ha pensato bene di dedicarsi a gesti politici concreti e che lasceranno il segno nella storia dell’isola: per questo si è armato di bomboletta spray e ha deciso di correre ad annerire i volti dell’opera realizzata da Tvboy (diventato famoso per il bacio tra Di Maio e Salvini comparso a Roma durante l’insediamento del governo gialloverde) che raffigurava la comandante Carola Rackete mentre tiene i braccio un bimbo africano con un giubbotto di salvataggio.
Il murale, intitolato “Santa Carola protettrice dei rifugiati”, era comparso nei giorni scorsi e aveva avuto molta risonanza sui social. Rumore che probabilmente è stato insopportabile per Perdichizzi, che, nel solco dell’azione leghista, ha deciso di farsi notare ovviamente lucrando su un nemico immaginario, pescato questa volta tra i pericolosissimi disegnatori di graffiti.
Perdichizzi ha annerito i volti, facendosi fotografare tutto fiero con la sua bomboletta spray in mano come un novello giustiziere della notte e ha pensato bene di rimpolpare il suo prode gesto lasciando un messaggio che è tutto un programma nella forma e nei contenuti: “Noi stiamo col lo Stato italiano e con la Guardia di Finanza gli assassini in galera prima l’Italia e gli italiani e con chi li difende grazie Matteo”. L’ha scritto proprio così. Senza punteggiatura, in un italiano che deve essere un idioma obbligatorio da studiare per entrare nel partito di Salvini e con un bel minestrone di frasi fatte come quelle che vengono vomitate a caso ogni giorno negli uffici, nei bar e sui social.
Attenzione: Giuseppe Perdichizzi non è un laureato alla scuola della vita ma è un avvocato in città, gente quindi che dovrebbe avere contezza della lingua, della comprensione del testo e anche della missione politica. Invece questi tempi sono quelli in cui anche le azioni politiche sono a forma di tweet, fatte di una simbologia spiccia che si risolve nel solletico delle interiora, tutte tese a durare al massimo il tempo di una veloce indignazione e una pacca sulla spalla, senza progetto e senza spessore. L’importante è che si finisca su un giornale, se ne parli per qualche giorno e fa niente se in fondo sia solo l’ennesima brutta figura.