Le amputano braccia e gambe per un tumore inesistente: la rinascita grazie a Bebe Vio
Gambe e braccia amputate dopo l’intervento per una diagnosi sbagliata di tumore. La rinascita grazie all’aiuto di Bebe Vio, che l’ha aiutata a trovare le protesi migliori per lei e le ha dato sostegno psicologico e, ora, il processo. Una storia incredibile quella di Anna Leonori, 46 anni, di Terni, madre di due ragazzi che, oggi, dopo quattro anni, affronta l’odissea del processo.
Il collegio peritale dovrà pronunciarsi sui danni patiti da Anna, che da un anno, grazie ai consigli della campionessa Bebe Vio, utilizza le protesi di nuova generazione acquistate grazie a tante persone di buon cuore. Per il calvario che ad Anna ha portato a perdere gambe e braccia sono stati chiamati in causa l’ospedale Santa Maria di Terni, il Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna. Alle strutture che l’hanno avuta in cura, l’avvocata Francesca Abbati, inoltrò una richiesta di apertura di sinistro per il risarcimento del danno patito dalla donna, madre di due ragazzi di 13 e 17 anni. Procedura che non ha avuto esito, al punto che Abbati e la collega, Simona Leonelli, sono state costrette a rivolgersi al tribunale civile.
Il calvario inizia nel 2014, quando ad Anna arriva la terribile diagnosi, quella di un tumore maligno che richiede un intervento invasivo. Lei si rivolge altrove, viene operata a Roma con l’asportazione di utero, ovaie, 40 linfonodi e della vescica, sostituita con una ortotopica. L’esame istologico dirà che non era un tumore. Da lì in poi, per 4 anni, infezioni, febbre, dolori lancinanti, ricoveri. Fino al 7 ottobre 2017, quando viene ricoverata in ospedale e operata per una “peritonite acuta generalizzata causata dalla perforazione della neo vescica” che gli è stata fatta dopo la diagnosi di tumore. Da lì un mese e mezzo di coma profondo in rianimazione, il trasferimento a Cesena e la cruda realtà che impone l’amputazione di gambe e braccia.