Le lauree che fanno trovare subito lavoro (e guadagnare di più)
La pandemia di Covid-19 ha impattato anche le prospettive occupazionali (già precarie) nel mondo dei laureati in Italia. L’ultima analisi pubblicata da AlmaLaurea mostra quali categorie sono state più colpite sia in termini di possibilità di assunzione sia in termini di guadagno.
Dall’indagine AlmaLaurea emerge che il Covid ha rallentato l’ingresso dei neolaureati nel mercato del lavoro. Nel corso del 2020 sono emerse alcune criticità nelle opportunità di occupazione dei neolaureati, mentre tra i laureati a cinque anni dal titolo gli effetti della pandemia, relativamente agli indicatori analizzati, paiono del tutto marginali.
Il tasso di occupazione è del 69,2% tra i laureati di primo livello (che nel 66,5% dei casi proseguono gli studi) e al 68,1% tra quelli magistrali. “Rispetto a quanto osservato nella precedente rilevazione, nel 2020 il tasso di occupazione è diminuito del 4,9% per i laureati di primo livello e del 3,6% per quelli di secondo livello”, si legge nel report.
Inoltre, dal rapporto emerge anche che in termini di tasso di occupazione le donne, rispetto agli uomini, sembrano aver subìto maggiormente gli effetti della pandemia, soprattutto nel secondo periodo dell’anno, quello caratterizzato dalla graduale riapertura delle attività economiche. E risultano maggiormente penalizzati i laureati residenti al Centro-Nord, rispetto a quelli del Sud.
Con la pandemia è aumentato anche il cosiddetto “lavoro non standard”, prevalentemente alle dipendenze a tempo determinato, che riguarda più del 30% degli intervistati. Le altre forme di lavoro autonomo (principalmente contratti di collaborazione occasionale) riguardano il 3,6% dei laureati di primo livello e il 4,7% di quelli di secondo livello mentre il lavoro parasubordinato interessa il 2,8% e il 3,3%.
Nel 2020 la retribuzione mensile netta a un anno dalla laurea è leggermente aumentata: in media 1.270 euro per i laureati di primo livello e 1.364 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto alla precedente analisi si registra un +5,4% per i laureati di primo livello e un +6,4% per quelli di secondo livello. “La crisi pandemica — chiariscono i ricercatori — pare non aver particolarmente intaccato le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati. Va sottolineato comunque che questo è l’effetto di una tendenza differenziata tra coloro che sono entrati nel mercato del lavoro prima e dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19. Il risultato complessivo rilevato nel 2020, tra gli occupati a un anno, risente inoltre del forte peso dei laureati del gruppo medico-sanitario e farmaceutico“.
Per quanto riguarda invece le differenze di stipendio in base al tipo di laurea del laureato, dal report emerge che rispetto ai laureati del settore letterario-umanistico, percepiscono, in media, retribuzioni significativamente superiori i laureati dei gruppi medico-sanitario e farmaceutico (+302 euro mensili netti), informatica e tecnologie ICT (+225 euro), ingegneria industriale e dell’informazione (+178 euro). E se si tratta di laurea magistrale gli stipendi si aggirano sui 1.841 e 1.837 euro mensili netti.
A un anno dalla laurea, gli stipendi aumentano tra gli occupati dei gruppi medico e farmaceutico (1.840 euro in media). Gli occupati del gruppo educazione e formazione, invece, percepiscono in media 1.298 euro, mentre quelli del gruppo giuridico 1.147 euro mensili netti. Le retribuzioni sono, invece, decisamente inferiori alla media nei gruppi disciplinari di architettura (1.024 euro) e veterinaria (1.058 euro).