“Un sacchetto in testa, ma non moriva”: così è stata uccisa Laura Ziliani
“Le abbiamo dato i farmaci, poi le abbiano messo un sacchetto in testa e l’abbiamo chiuso. Laura non moriva e io e Silvia le abbiano stretto le mani al collo”. Così Mirto Milani ha raccontato nelle scorse ore l’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù, nel Bresciano, avvenuto l’8 maggio 2021. Questo quanto emerge dagli interrogatori dei presunti responsabili, riportato oggi da alcuni quotidiani, secondo i quali le figlie avevano in passato già provato ad ucciderla perché “ci faceva sentire sbagliate”. Il medico legale aveva ipotizzato che, una volta stordita, la vittima fosse stata soffocata con un cuscino. Mirto Milani, Paola e Silvia Zani, hanno anche ammesso anche di aver tentato di uccidere Laura Ziliani il 16 aprile quando le somministrarono una tisana che la fece dormire per oltre 48 ore. “Un episodio che altro non è che il prodromo dell’omicidio” secondo gli inquirenti.
Ad uccidere la donna sarebbe stato quindi il “trio criminale” – come definito dagli inquirenti nel corso delle indagini – composto dalle due figlie, Paola (20 anni, compiuti tre mesi fa) e Silvia Zani (27 anni) e da Mirto Milani (28 anni), fidanzato di Silvia e amante di Paola. Paola Ziliani è stata l’ultima ad aver ammesso di aver partecipato all’omicidio, per cui è stato confermato il movente economico.