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“Lasciateci insegnare!”: la mobilitazione di Sinistra Universitaria

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Riceviamo e pubblichiamo.

Come Sinistra Universitaria, su iniziativa della nostra associazione nazionale Primavera degli Studenti, abbiamo organizzato una mobilitazione nazionale che si è svolta in 8 città d’Italia (Torino, Milano, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Cosenza, Catanzaro) con l’obiettivo portare all’attenzione il tema della “Riforma Bianchi”, che ha modificato il percorso per l’abilitazione all’insegnamento. Il lavoro di critica e controproposta che stiamo svolgendo nasce proprio dall’effetto di questa riforma: l’accesso all’insegnamento diventerà una questione di classe.

La riforma Bianchi e i decreti attuativi del Governo Meloni prevedono il raggiungimento di 60 CFU (non più 24), parte di cui saranno TFA da acquisire tramite tirocinio non retribuito. Per iscriversi al percorso e per iscriversi alla prova di verifica delle conoscenze acquisite durante il percorso sono previste due quote di iscrizione. Al termine di questo percorso si otterrà un’abilitazione che tuttavia non porterà all’accesso all’insegnamento ma soltanto alla possibilità di svolgere un concorso che, se superato, impone lo svolgimento di un anno di prova da insegnanti.

Tutte le misure presentate, oltre a comportare un allungamento dei tempi previsti per l’accesso all’insegnamento rappresentano un costo insostenibile per studentesse e studenti universitari in quanto i decreti attuativi non hanno integrato delle forme di progressività nel contributo (come ad esempio differenziare i costi in base all’ISEE). Questo vuoto amministrativo, o questa scelta politica, impone agli aspiranti insegnanti il pagamento dei costi massimi previsti dalla riforma e meglio definiti nell’art 12 del DPCM 4 agosto 2023. I massimali stabiliti sono di 2000 euro (per chi è iscritto regolarmente alle Università e istituzioni AFAM che si occupano dell’erogazione di tali percorsi) e 2500 euro (per coloro che invece non sono regolarmente iscritti).

Un’altra criticità è legata al tirocinio, diretto e indiretto, previsto dal testo di legge. Questo, non essendo retribuito, costituisce un grave incombente sulla vita degli aspiranti insegnanti , talvolta già avviati al mondo del lavoro, anche scolastico, magari con contratti a tempo determinato ottenuti tramite graduatorie provinciali di supplenza (GPS) o messe a disposizione (MAD).

Il commento di Maura Pili Segretaria Sinistra Universitaria: “Con Primavera degli Studenti abbiamo lavorato ad un documento politico di analisi e proposta per segnalare tutte le criticità sia dal punto economico che dal punto di vista strutturale, lo stiamo già trasmettendo alle forze politiche di opposizione, ai sindacati e alle associazioni di categoria degli insegnanti.

Il problema di questa riforma è che avrà un impatto non soltanto sull’accesso al mondo dell’insegnamento, ma su tutto il mondo dell’insegnamento. Il titolo della mobilitazione nazionale “Contro una scuola di classe” deriva proprio da questa constatazione: rendere la possibilità di insegnare un lusso avrà un riverbero fortissimo sul sapere che si propaga nella scuola pubblica, che rischia di essere un sapere elitario. Oggi a Bologna abbiamo fatto un banchetto di tre ore in via Zamboni, e alcuni studenti mi hanno confessato che sono spaventati, c’è chi mi ha detto “per alcuni insegnare è una scelta, io faccio filosofia e non ho molti sbocchi lavorativi. Adesso ne avrò uno in meno”. Altri e altre invece ci hanno chiesto informazioni perché nessuno parla di questa riforma e non sanno nemmeno quando potranno iscriversi ai percorsi. Non possiamo stare fermi di fronte a questa situazione, è nostro diritto e dovere manifestare dissenso ma soprattutto proporre delle alternative perché qua non lo sta facendo nessuno”.

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