Lampedusa, trovato barcone naufragato con 12 cadaveri a bordo
Era naufragato lunedì 7 ottobre
Lampedusa, trovato barcone naufragato con 12 cadaveri a bordo
Ci sono anche i corpi di una giovane donna e di un bambino tra i cadaveri, almeno 12, che la Guardia costiera ha identificato a poche miglia dall’isola di Lampedusa, nel Canale di Sicilia. Sono le vittime del naufragio del 7 ottobre scorso. Il relitto del barcone è stato identificato a una sessantina di metri di profondità, a sei miglia dalla costa.
Nei prossimi giorni saranno effettuate le operazioni di recupero da parte della Guardia Costiera. E contestualmente proseguiranno le ricerche perché non è escluso che vi siano anche altri corpi nelle vicinanze del barcone.
I cadaveri sono stati individuati da un robot subacqueo della Guardia Costiera che da giorni perlustrava la zona. “Ci abbiamo creduto fino alla fine”, dice il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella.
“Il personale della Guardia costiera di Lampedusa e il nucleo sommozzatori – aggiunge – non ha mollato un solo giorno, nonostante il carico di lavoro ordinario che continua a gravare sull’isola. I nostri militari hanno messo in campo tutta la loro professionalità e anche il loro cuore”.
Il barcone, ma più propriamente un “barchino” come lo hanno definito i soccorritori, era naufragato la notte tra il 6 e il 7 ottobre, alle prime luci dell’alba. Tredici i cadaveri recuperati nella prima giornata – tutti di donne – 22 i migranti portati in salvo. Ma su quante persone realmente ci fossero a bordo, ci sono tuttora dei dubbi.
Tra le vittime c’era anche una donna incinta. Tra i corpi in fondo al mare almeno otto bambini, di cui uno di 8 mesi, annegato con la mamma. “Dove sono, dove sono, dove è il mio nipotino”, ha continuato a chiedere la sorella della donna a tutti quelli che incontrava nel centro di accoglienza.
Naufragio del barcone a Lampedusa, 12 cadaveri: l’indagine della Procura di Agrigento
Sul naufragio indaga la Procura di Agrigento. “Erano tutti senza giubbotti salvagente, che in casi come questo sono l’unica speranza di salvarsi la vita”, ha detto, con un misto di disperazione e rabbia, il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella. “Se li avessero avuti sarebbero tutti salvi”, è la conclusione.
La procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la morte come conseguenza di altro reato. Ma un paio di idee il pm se le è già fatte. Il naufragio è avvenuto verso le tre del mattino, quando i migranti hanno visto avvicinarsi le motovedette dei soccorritori.
Erano stati loro stessi a chiamare la Guardia Costiera di Palermo, che ha subito avvisato Lampedusa. “Quando sono arrivati i soccorritori il barcone, lungo una decina di metri, già imbarcava acqua e aveva il motore che non andava“, ha raccontato Vella.
Il resto l’ha fatto il mare forza 3, il buio e il terrore. “A bordo c’è stato il caos, tutti volevano andare verso le motovedette – hanno raccontato agli operatori umanitari alcuni sopravvissuti – molti sono caduti in acqua e poi la barca si è capovolta”. Se la dinamica sembra piuttosto chiara, ci sono aspetti della traversata che vanno approfonditi.
E a rendere tutta la vicenda più amara, la considerazione che la nuova tragedia del Mediterraneo si è consumata a pochi giorni dall’anniversario della strage del 3 ottobre 2013. Quell’anno, i potenti del mondo dissero: “Mai più”. E invece nel Mediterraneo si continua a morire.