“Zia, papà ha ucciso mamma. Corri”. La telefonata del figlio 11enne dopo il femminicidio di Vincenza Angrisano
“Zia, papà ha accoltellato mamma, ha ucciso mamma. Corri”. Sono le parole che il figlio più grande della 42enne Vincenza Angrisano e del 51enne Luigi Leonetti ha pronunciato al telefono, chiamando la sorella della sua mamma e riportate dal Gip del Tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti del 51enne. Leonetti, detenuto nella casa circondariale di Lucera (Fg), è accusato di omicidio volontario aggravato dall’aver commesso il fatto nei confronti della coniuge.
L’intento omicidiario dell’uomo, che si è concretizzato il 28 novembre scorso, all’interno della propria abitazione, a ridosso della Sp231 a tre chilometri dal centro abitato di Andria, sarebbe maturato già cinque giorni prima. Il movente è da rintracciare nel fatto che la donna avrebbe intrapreso una relazione extraconiugale.
Questo era sostenuto dal fatto che la donna avrebbe comunicato al marito, lo scorso 27 novembre, “di aver preso in affitto un appartamento e che si sarebbe trasferita il 20 dicembre”. Da circa “un mese”, tra i due, i litigi “erano sempre più frequenti – si legge nelle carte firmate dal Gip -, con il proferimento di reciproche ingiurie e offese, con cadenza pressoché collocabile ogni tre-quattro giorni”.
Il femminicidio del 28 novembre è “l’esito di una progressione criminosa e di una escalation criminale”, partita il 23 novembre scorso “mediante due forti schiaffi in volto”: Angrisano “era rientrata in ritardo presso la loro abitazione, per cui Leonetti l’aveva aggredita”. La 42enne aveva fatto ricorso alle cure del caso nell’ospedale di Barletta: lì i medici avevano refertato quattro giorni di prognosi per una “contusione della faccia, del cuoio capelluto e del collo”, con un “trauma contusivo” nella parte sinistra del volto. Leonetti, nelle sue dichiarazioni, confessava di aver “sedimentato l’idea di uccidere sua moglie. Non aveva ben chiaro il momento, né il luogo, né la modalità, ma questo pensiero si era riproposto più volte nella sua mente. Aveva pensato di ucciderla mentre la stessa stava dormendo sul divano in cucina, aveva pensato, comunque, di ucciderla in qualche modo”.
Fatto che poi è accaduto il 28 novembre. Angrisano era rientrata a casa con l’intenzione, però, di uscire nuovamente “senza dire a che ora sarebbe tornata”. Appena, dunque, uscita dal bagno l’uomo “si era diretto nel mobile dove teneva le posate e aveva preso il coltello più affilato”, colpendo la moglie “prima con un fendente diretto e profondo”, poi “con almeno altri due fendenti al petto”, “ben assestati e in rapida successione”, fino a quando la donna, “che gli aveva chiesto cosa stesse facendo, rovinava al suolo”.
Entrambi i figli della coppia erano stati allontanati in quel momento. Dopo Leonetti ha chiamato il 118 “sollecitando l’intervento del personale sanitario e delle forze dell’ordine”: a suo dire stava “per morire”, “ma in effetti stava ancora respirando”. Leonetti “esprimeva di non volerle dare soccorso affermando per ben tre volte ‘non mi interessa’”.
Quindi, sottolinea il Gip, “senza palesare il benché minimo segno di pentimento” e “adesione empatica con la vittima”. All’arrivo degli operatori sanitari l’uomo ha detto: “ho commesso una fesseria, venite sopra, sono stato io, sta qui”. Nell’abitazione il 118 rinveniva Angrisano “distesa sul pavimento” e, in lontananza, provenienti da una stanza “con la porta semichiusa, venivano udite delle voci di bambini”. La decisione di Angrisano di voler intraprendere un’altra relazione sentimentale, “di cui lo stesso era stato messo a conoscenza”, “denota – ha concluso il Gip – la sua incapacità ad accettare le libere scelte degli altri, dimostrando così una sua irrefrenabile volontà di controllo, da porre in essere evidentemente nei confronti degli altri soggetti”.