“Avrei continuato a uccidere”: l’agghiacciante diario del killer di Lecce
“Se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato”, “certe volte sento di essere un vero e proprio mostro e la cosa peggiore è che sento che ad una parte di me piace questa idea…”. Sono alcune delle frasi che si leggono sulle lettere sequestrate in carcere a fine ottobre ad Antonio De Marco, il 21enne di Casarano, in Salento, reo confesso di aver ucciso lo scorso settembre scorso l’arbitro Daniele De Santis e la sua fidanzata Eleonora Manta, nell’abitazione a Lecce in cui si erano da poco trasferiti.
Tutto quel proliferare di riflessioni, considerazioni, commenti ed il ribadire che avrebbe ammazzato ancora se fosse servito a non farlo sentire più non amato ed isolato, è entrato a fare parte delle oltre 1200 pagine del fascicolo del processo al via il 18 febbraio davanti alla Corte d’Assise: la polizia penitenziaria ha sequestrato le lettere conservate e quelle cestinate dal 21enne di Casarano reo confesso del duplice omicidio, dopo avere scoperto il tentativo di fare arrivare una missiva ad una delle due studentesse del corso di Scienze infermieristiche con cui aveva stretto amicizia.
“Io ho ucciso Daniele ed Eleonora perché volevo vendicarmi – scrive il giovane -, perché la mia vita doveva essere così triste e quella degli altri così allegra?”. E ancora: “E la cosa peggiore è che sento che se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato, avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato all’Eurospin a comprare patatine e schifezze varie. È facile per me uccidere, magari non lo è stato da un punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo ancora?”.
“Questo omicidio poi è la cosa che più mi spezza: una parte di me prova dispiacere (ma solo quello), un’altra è contenta….sì! È felice di aver dato 60 coltellate, poi c’è un’altra parte che avrebbe voluto fare una strage, come se fosse stata una partita a G.T.A”, si legge ancora. “L’altro giorno è successa una cosa strana – scrive in un passaggio -, mentre leggevo ‘Cime Tempestose’ ho ricordato quella sera, la sera dell’omicidio, ma non come faccio sempre, è stato molto più forte… e per la prima volta ho provato un vero dispiacere per quello che ho fatto, forse ero addirittura vicino a piangere. Però se ci penso adesso non sento le stesse cose, non sento niente e basta, ma forse mi sto avvicinando ad un vero pentimento”.
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