In Italia 100mila morti in più nel 2020: il 28 marzo il giorno più nero. Il rapporto dell’Istat
Nel 2020 la mortalità in Italia è stata la più alta mai registrata dal Dopoguerra in poi, a causa dei 746.146 decessi complessivi registrati, 100.526 in più rispetto alla media degli anni 2015-2019 (+15,6 per cento). È quanto emerge dal sesto Rapporto congiunto dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sulla diffusione dell’epidemia di Covid-19 e sull’impatto della pandemia sulla mortalità totale nel 2020.
Il dato è sicuramente legato alla pandemia da Covid-19, visto che la media dei decessi nei mesi di gennaio e febbraio 2020 era linea con quella degli anni precedenti: i primi decessi di persone positive al Covid-19 risalgono all’ultima settimana di febbraio. Dal rapporto emerge anche che il Covid ha avuto un impatto più marcato sul genere maschile e sulla fascia di età 65-79 anni.
Le Regioni più colpite dal Covid
Emilia Romagna, Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia e Provincia autonoma di Trento sono le Regioni con il maggior tasso di incidenza, e in particolare le province di Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini e Bolzano. Ma rispetto all’intero anno 2020, nei primi quattro mesi del 2021 l’impatto dei decessi per Covid-19 sui morti totali è aumentato soprattutto nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno.
I giorni più neri della pandemia
Il 28 marzo 2020 è stato il giorno più nero in termini di decessi correlati al Covid in Italia, con 928 morti registrati in 24 ore, mentre durante la seconda ondata il record è stato registrato il 19 novembre con 805 deceduti. Nei primi quattro mesi del 2021, sono stati riportati 42.957 morti. Considerando i soli mesi di marzo e aprile 2021 i decessi segnalati sono stati 21.004 rispetto ai 30.064 dello stesso periodo del 2020.