Vaccini per l’influenza, la verità sui ritardi della Lombardia: quei bandi caduti nel vuoto
La centrale regionale per gli acquisti ha aperto una gara per un milione e mezzo di vaccini. Le dosi arriveranno in maniera scaglionata, non ci sono risposte ai dubbi sollevati da Federfarma su ritardi e indisponibilità. Ed emerge come altre quattro gare, nei mesi scorsi, non siano andate a buon fine
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, il tema delle vaccinazioni antinfluenzali continua a tenere banco in Lombardia. Il motivo è semplicissimo: farne il più possibile è fondamentale per evitare che a novembre e dicembre i sintomi dell’influenza stagionale possano essere confusi con quelli del Covid-19, essendo molto simili, finendo così con l’intasare gli ospedali. Se questo succedesse, non solo si rallenterebbero le cure per chi ha effettivamente contratto il Coronavirus, ma si esporrebbe inutilmente al rischio di contagio coloro che, entrando in ospedale con un banale raffreddore, ne potrebbero uscire con il Covid-19. L’esperienza degli scorsi mesi ce lo ha insegnato in maniera decisamente traumatica.
Per evitare tutto questo, Regione Lombardia (come altre Regioni italiane) ha lodevolmente aumentato l’acquisto di vaccini da somministrare agli aventi diritto. L’assessore Giulio Gallera ha quantificato l’aumento all’80 per cento rispetto agli scorsi anni. Come però evidenziato nell’inchiesta di TPI, l’approvvigionamento delle dosi è partito tardi e ha avuto diversi inciampi in corso d’opera. Lo si evince anche leggendo quanto messo nero su bianco da ARIA (l’agenzia regionale per gli acquisti) nella procedura di acquisto emanata lunedì scorso, 7 settembre, ovvero molto dopo le polemiche sui ritardi. Ritardi, peraltro, che fin dallo scorso luglio la Regione continua a negare, anche a fronte di elementi contenuti negli stessi atti.
Intanto si nota che non si tratta di un bando, ma di “una gara di rilevanza comunitaria a procedura negoziata”, giustificata dal criterio di urgenza relativo alla pandemia. Tradotto dal burocratese, si tratta di un modo – assolutamente legittimo – per fare più in fretta, saltando alcuni dei passaggi previsti dai tipici bandi di gara. Ma questa urgenza, oltre che alle circostanze pandemiche, è alimentata anche dal fatto che le prime quattro gare, indicate nella tabella riportata nel documento, non sono andate a buon fine! La cosa è abbastanza sorprendente, ma cerchiamo di capirne le motivazioni. Le prime due procedure, relative ai vaccini per gli adulti e a quelli per i bambini, lo scorso 25 marzo sono state dichiarate non aggiudicate in quanto era giunta una “unica offerta, con prezzo superiore alla base d’asta”.
Curioso, soprattutto considerando che due mesi dopo anche le successive due (sempre per soggetti adulti e pediatrici) sono invece state revocate dalla Direzione Generale del Welfare “per modifica dei quantitativi”. Il 23 giugno, finalmente, c’è stata l’aggiudicazione a Sanofi, seguita da altre che sono proseguite fino al 4 settembre. La gara aperta tre giorni dopo riguarda un milione e 500mila dosi di vaccino quadrivalente per adulti e ha una base d’asta di dieci milioni di euro.
Oltre alla migliore offerta economica, verranno tenute in considerazione le tempistiche. Come si legge nel documento “all’operatore economico verrà chiesto di fornire il dettaglio del numero di dosi in grado di consegnare, al medesimo prezzo che sarà unico per tutte le dosi offerte, nelle seguenti fasce temporali:
− prima del 15 ottobre compreso
− dal 16 al 26 ottobre compreso
− dal 27 ottobre al 10 novembre compreso
− oltre il 10 novembre ed entro il 21 novembre compreso
La scelta di affidamento delle forniture tra i vari operatori economici aggiudicatari della procedura seguirà la logica del prezzo e delle tempistiche di disponibilità delle dosi di vaccino ossia gli approvvigionamenti, per stesso periodo temporale, verranno affidati in primis al miglior offerente e a seguire nel rispetto della graduatoria di gara”.
Concettualmente non fa una piega, anche se Gallera ha garantito che l’avvio della campagna vaccinale sarà a metà ottobre: con il criterio di priorità, rivisto dalla recente circolare ministeriale, si può partire con i pazienti più a rischio, per poi allargare il tiro. Resta però aperto il forte dubbio sollevato da Federfarma: il circuito delle farmacie teme di non avere abbastanza dosi per soddisfare la domanda dei tanti pazienti “non a rischio” che vorranno vaccinarsi in quanto professionalmente e socialmente attivi. Come spiegato a TPI dalla presidente di Milano Annarosa Racca, è in corso un confronto a livello nazionale tra con AIFA, Ministero della Salute e Regioni per giungere a una distribuzione più equa delle dosi, altrimenti il territorio rischierà di rimanere scoperto in una delle fase più delicate della storia del nostro Paese, almeno dal punto di vista sanitario.
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