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Parla l’infermiera stremata della foto virale: “Scusate se sono crollata prima della fine del turno”

Immagine di copertina
Elena Pagliarini, l'infermiera di Cremona protagonista dello scatto simbolo

Parla l’infermiera stremata nella foto simbolo della lotta al Coronavirus

Come abbiamo scritto ieri sul nostro giornale in piena crisi Coronavirus c’è “un’Italia che combatte e un’Italia che se ne sbatte”. Elena Pagliarini, 40 anni, l’infermiera di Cremona ritratta stremata e addormentata in una foto diventata virale è dalla parte dell’Italia che combatte. Lei, i suoi colleghi e tutti i medici che ogni giorno a ritmi estenuanti lottano per fermare l’avanzata del virus sono diventati il simbolo di quell’Italia che non si ferma.

In un’intervista a Repubblica, l’infermiera Elena Pagliarini racconta quello scatto. “Non era ancora finito il turno ma ero stremata”. Elena ha spinto la tastiera verso il computer e ha piegato un lenzuolo sulla scrivania per appoggiarci la testa e riposarsi. Lo dice quasi giustificandosi. “Dopo quella foto mi chiamano in tanti. Mi ringraziano. In un periodo normale mi avrebbero criticato”, aggiunge. “Glielo confesso. In un momento normale avrebbero detto: “Ecco l’infermiera che si addormenta durante il turno di lavoro”, spiega Elena.

La notte della foto l’infermiera era di turno al pronto soccorso dell’ospedale di Cremona “avevo iniziato alle nove della sera prima. Erano le sei del mattino. Ma quella notte era successo di tutto. La mia primaria, che è una mia amica, ha fatto la foto”, spiega Elena. Quella notte la sala era piena di pazienti: “Moltissime persone in insufficienza respiratoria molto grave. Gente di tutte le età. Persone che improvvisamente, di colpo, avevano difficoltà a respirare, la febbre saliva in modo repentino. Sa qual è la cosa che ci colpiva di più? Che non dicevano niente. Erano nel letto e tacevano. Però avevano gli occhi della paura e quelli parlavano per tutti loro”.

Turni stancanti, situazioni difficili le ho vissute, come tutti coloro che fanno il mio mestiere. Ma così no. Perché qui noi non conosciamo a fondo la malattia. Non ci sono manovre, tecniche, farmaci sicuramente efficaci. E bisogna fare in fretta, intervenire all’improvviso per combattere quelle crisi respiratorie”, continua l’infermiera.

“Da quando quella fotografia ha fatto il giro del mondo, tutti mi chiamano, mi chiedono, vogliono sapere. E io provo a spiegare che non mi piace, non sono abituata a essere in prima linea. Io vivo nelle retrovie, fuori dai riflettori. Pensi che non mi piace neppure essere fotografata. E quando capita, nelle fotografie non sorrido mai. Non mi piace espormi”, dice della foto diventata un simbolo.

“Oggi è quella fotografia che fa il giro della rete, ma in questo ospedale lavoriamo tutti insieme, se riusciamo a salvare delle persone è perché siamo un gruppo di colleghi e amici che collabora insieme. Anche per questo la mia dottoressa ha voluto immortalarmi in quello scatto. Per far capire quel che tutti noi stiamo facendo, quanto impegno stiamo dedicando per combattere questo virus sconosciuto. Siamo un grande gruppo, mi creda”.

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