Rischio netto e rischio potenziali: gli indici che decidono le riaperture tra le regioni
Quali sono gli indici che decidono le riaperture tra le regioni
L’epidemia di Coronavirus oggi fa meno paura, l’Italia inizia a tirare un sospiro di sollievo di fronte ai dati che si fanno di giorno in giorno più confortanti. Calano i contagi, aumentano i guariti e diminuiscono i morti, anche se i numeri restano ancora tragici. E mentre il Paese fa i conti con le riaperture, c’è chi si domanda come funzioneranno le cose a partire dal 3 giugno, quando anche le ultime limitazioni dovrebbero cadere, come gli spostamenti tra regioni. La Lombardia è certamente la regione che in questi mesi ha pagato il prezzo più alto e sembra anche essere quella su cui pende la minaccia di una possibile non riapertura. Basti pensare che nei soli mesi di marzo e aprile, solo nella bergamasca, sono morte 6mila persone. E oggi i valori da prendere in considerazione per valutare i rischi legati agli spostamenti interregionali sono molti. Alcuni indici sono meno noti e, come spiega bene il Corriere, sono però fondamentali per il nostro futuro. Si tratta dell’indice di rischio netto e dell’indice di rischio potenziale. Sono rispettivamente i “nuovi contagi settimanali” e il “numero di malati complessivi” rispetto alla popolazione (su 10 mila abitanti).
È anche su questi parametri che deve essere concentrata l’attenzione degli esperti per decidere il via libera ai movimenti extraregionali. Lo spiega l’epidemiologo Vittorio Demicheli che fa parte della cabina di regia del ministero della Salute in rappresentanza delle Regioni: “In base all’ultimo monitoraggio della scorsa settimana, la Lombardia ha 2,4 nuovi contagi a settimana ogni 10 mila abitanti. Il Veneto e la Toscana lo 0,4, Sardegna e Sicilia lo 0,1. In sintesi vuole dire che, vivendo in Lombardia, il rischio di sviluppare la malattia nel corso di una settimana è pari a 2,4 casi ogni 10 mila abitanti”.
Ma c’è di più. Per capire il futuro della Lombardia tocca guardare il numero dei malati in assoluto: visti i 24.477 malati attuali, nella regione sono presenti e ancora potenzialmente infettivi 24 soggetti ogni 10 mila abitanti, contro la media italiana del 9,2. “In percentuale sulla popolazione le persone potenzialmente contagiose hanno ancora numeri significativi”, spiega Demicheli. E potrebbe essere proprio la valutazione fatta su questi dati a far posticipare l’apertura della Lombardia. Solo con gli ultimi aggiornamenti di venerdì sapremo se i dati incoraggianti saranno considerati sufficienti per riaprire la regione più colpita dall’epidemia. Stesse valutazioni potrebbero valere per il Piemonte con un indice di rischio netto di 1,7 e potenziale di 17,4.
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