Ricatto sessuale e prostituzione minorile: nuove piste nelle indagini sul suicidio del 18enne Orlando Merenda
Non ci sarebbero né omofobia né bullismo dietro il suicidio di Orlando Merenda, il 18enne che si è tolto la vita il 20 giugno 2021 gettandosi sotto un treno vicino casa, nella zona Lingotto, a Torino. La procura, che inizialmente aveva preso in considerazione queste ipotesi nell’indagine per istigazione al suicidio, ora le ha escluse e si sta concentrando piuttosto sulla paura del ragazzo nei confronti di qualcuno che potrebbe aver approfittato di lui, già prima di compiere 18 anni.
Secondo quanto ricostruito da Cristina Palazzo su Repubblica, alla base dell’ipotesi d’indagine ci sono piccoli indizi lasciati da Orlando e confidenze ad amici e docenti. Gli inquirenti, sotto il coordinamento del pm Alessandra Barbera, stanno ora verificando questa possibilità passando al setaccio chat e telefono dell’adolescente.
Chi indaga pensa che dietro il suicidio del 18enne, che gli amici ricordano sensibile e fragile, ci sia un ricatto, probabilmente a sfondo sessuale, e un giro di prostituzione in cui lui potrebbe essersi trovato intrappolato già da minorenne (Orlando aveva compiuto 18 anni da circa un mese quando si è tolto la vita) e da cui voleva fuggire.
Alcuni giorni fa il padre del ragazzo, a La Stampa, aveva rilasciato alcune dichiarazioni, rivelando che Orlando si sentiva in pericolo e che temeva in particolare due persone, che lo pressavano con minacce. Aveva trovato il coraggio di dirlo al genitore, ma senza aggiungere dettagli, e la questione sembrava essersi chiusa lì.
Anna Screnci, la madre del ragazzo, che lo aspettava in Calabria per l’estate, oggi chiede giustizia. Ricorda che, da qualche tempo, il figlio le diceva di sentire “una pressione sul petto”, ma che lei non capiva se fosse o meno una questione psicologica. “Eravamo una cosa sola”, racconta, “ma non voleva farmi preoccupare e mi diceva di star tranquilla”.
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