Torino, indagati per omicidio colposo i radiologi che curarono una delle vittime di Piazza San Carlo
Indagati i radiologi che curarono una delle vittime di Piazza San Carlo
I radiologici che si occuparono del caso di Marisa Amato, la 65enne torinese rimasta paralizzata la notte del 3 giugno 2017 in Piazza San Carlo e morta il 25 gennaio 2019, sono indagati per omicidio colposo. Quella sera di tre anni fa Amato fu travolta dalla folla quando un gruppo di rapinatori spruzzò spray al peperoncino per derubare i tifosi che assistevano alla finale di Champions League Juventus-Real Madrid, e fu condotta in due ospedali diversi, al Maria Vittoria e alle Molinette. Secondo l’indagine della procura di Torino, la morte della donna che si è verificata oltre un anno dopo dipese da due errori fatali commessi proprio quella notte, quando nessuno si accorse della sua frattura cervicale e le manovre del personale sanitario le causarono una tetraplegia.
La frattura “non fu stabilizzata” e Marisa Amato “non venne operata”, si legge nell’avviso di conclusione di indagine del procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo inviata ai due radiologi indagati: Andrea Rusciano, del Maria Vittoria, e Augusto Russo, dell’Ospedale Molinette che, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, non vedendo la frattura dei processi articolari delle vertebre cervicali, non effettuarono la risonanza magnetica e le tolsero il collare. Entrambi “concorrevano a cagionare la morte avvenuta per shock settico, favorita dalla condizione di tetraplegia e dall’essere rimasta forzatamente a letto”, riporta Repubblica citando la tesi della procura. L’avvocato che difende Rusciano, Gian Maria Nicastro, intanto, ha dichiarato che “quella disgraziata notte non vi erano all’ospedale Maria Vittoria le condizioni oggettive per rendere una prestazione più attenta a causa dell’enorme afflusso di pazienti che si verificò” e che “il dottor Rusciano fece tutto quello che, in quel contesto, era umanamente possibile”.
La notte di Piazza San Carlo
Nella serata di sabato 3 giugno 2017 in piazza San Carlo a Torino, mentre i tifosi della Juventus assistevano alla finale di Champions League contro il Real Madrid, l’irruzione di un gruppo di giovani rapinatori provocò la morte di due persone e 1.525 feriti, secondo quanto comunicato dalla Prefettura nella mattinata di domenica 4 giugno. Erano tra i 20mila e i 40mila gli spettatori accorsi per guardare la finale su un maxischermo, quando all’improvviso un suono scatenò il panico nella folla, che allontanandosi istintivamente dal luogo della presunta esplosione creò una reazione collettiva di fuga. La Cassazione ha riconosciuto valida l’accusa di omicidio preterintenzionale per l’incidente, e la quinta sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da uno dei sette indagati, Sohaib Bouimadaghen detto “Budino”, accusato insieme ad altre sei persone di aver usato uno spray al peperoncino scatenando il panico.
La morte di Marisa Amato
La donna 65enne non era tra i tifosi riuniti a piazza San Carlo per vedere la finale di Champions League, ma si trovava per caso a passeggiare con il marito in una strada vicino, quando è stata travolta dalla folla. “Mio papà, quando racconta quel momento ricorda solo di essere stato calpestato da una massa di persone, schiacciato ripetutamente a terra. Non riusciva a rialzarsi. Poi lui e mamma avevano perso i sensi”, aveva raccontato al quotidiano La Stampa il figlio Danilo. Pochi giorni dopo l’incidente un’altra donna, Erika Pioletti di 38 anni, in coma per due settimane, era morta. Amato è deceduta il 25 gennaio 2019 al Cto di Torino, dove era ricoverata da due giorni per le improvvise complicazioni respiratorie. “Un’infezione alle vie urinarie che le ha provocato una grave disfunzione polmonare”, spiegarono i medici.
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