Gaia e Camilla, la verità di Genovese ai magistrati: “Non andavo a più di 50 all’ora”
Pietro Genovese, il 20enne figlio del regista Paolo che lo scorso 21 dicembre ha investito e ucciso a Roma Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, è stato interrogato dal Giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicostra.
Genovese ha dato la sua versione su quanto accaduto quella notte in Corso Francia. Nell’interrogatorio, il 20enne è più volte scoppiato in lacrime. Al Gip ha dichiarato: “Sono ripartito con il verde, al semaforo che si trova all’altezza dello svincolo del Foro Italico. Questo lo ricordo. Ma le ragazze non le ho proprio viste, ho sentito una botta sul cofano, dopo l’impatto non riuscivo a fermarmi. Non so esattamente a quanto andassi, ma non credo di avere superato i 50 chilometri orari”.
Nell’interrogatorio di giovedì 2 gennaio Genovese si è anche detto “sconvolto e devastato per quello che è successo”.
Secondo quanto riferito dai suoi legali, il ragazzo ha “risposto alle domande del gip, ma sul contenuto dell’atto istruttorio manteniamo il più stretto riserbo”.
Gli avvocati, poi, hanno affermato che Pietro Genovese “non è il killer che è stato descritto e merita rispetto e comprensione come le famiglie delle due ragazze”.
Nel frattempo, il pubblico ministero ha disposto una maxiconsulenza per chiarire la dinamica dei fatti. Sono molti infatti i punti da chiarire: la velocità a cui procedeva l’auto, il punto preciso dell’impatto con le due ragazze, e se queste fossero sulle strisce pedonali. La consulenza tecnica verificherà anche il corretto funzionamento dei semafori.
Intanto, ci sarebbero altri possibili indagati per la morte delle due 16enni Gaia e Camilla. Si tratta dei funzionari responsabili di Roma Mobilità, società partecipata totalmente dal Campidoglio, perché il semaforo incriminato su Corso Francia non ha l’arancione, passa direttamente dal verde al rosso. Questo potrebbe aver concorso alla morte delle due 16enni.