Incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone a Foggia: migrante muore carbonizzato
Una persona è morta nel rogo di una baracca nel ghetto di Borgo Mezzanone, che si trova ad una decina di chilometri da Foggia. La vittima non è stata ancora identificata. L’allarme è scattato questa mattina intorno alle 6, quando un incendio è scoppiato in un alloggio di fortuna. Quando i Vigili del fuoco sono intervenuti hanno scoperto che nella baracca vi era il corpo di una persona completamente carbonizzato. Distrutti anche tutti gli oggetti e il materiale utile alla identificazione del corpo. Sull’accaduto stanno indagando gli agenti di polizia.
Borgo Mezzanone è un ghetto, un agglomerato abusivo che è stato costruito sulla pista di un vecchio aeroporto. Nel 2019 era stato oggetto di abbattimenti. Il Cara di Borgo Mezzanone, accanto all’ex pista, era infatti nella lista delle strutture da chiudere imposte dal ministero dell’Interno – allora presieduto da Matteo Salvini – dopo l’emanazione del decreto Sicurezza.
Quello di Borgo Mezzanone è l’ultimo di una lunga serie di incendi che hanno colpito negli ultimi mesi le baraccopoli nel Sud Italia. L’ultimo ad aprile del 2019, con la morte di un ragazzo di 26 anni. Il mese prima, il 22 marzo 2019, un rogo era divampato nella nuova tendopoli di San Ferdinando, allestita dopo lo smantellamento della baraccopoli che ospitava i migranti della Piana di Gioia Tauro. Anche in quell’occasione è morto un migrante.
A commentare l’accaduto il sindacalista Aboubakar Soumahoro: “Questa mattina è morto un bracciante, ucciso dalle fiamme della miseria a Borgo Mezzanone. Il Governo, indifferente al nostro dolore, ha deciso di non affrontare i PADRONI: i giganti della filiera agricola. Abbiamo convocato un’assemblea, perché non si può morire così”, ha scritto su Twitter.
Questa mattina è morto un bracciante, ucciso dalle fiamme della miseria a Borgo Mezzanone. Il Governo, indifferente al nostro dolore, ha deciso di non affrontare i PADRONI: i giganti della filiera agricola. Abbiamo convocato un’assemblea, perché non si può morire così. pic.twitter.com/LMrNwqp3tt
— Aboubakar Soumahoro (@aboubakar_soum) June 12, 2020