L’immunologa Viola a TPI: “Gallera sull’indice di trasmissibilità? Non è semplificazione ma disinformazione gravissima”
L’immunologa Viola a TPI: “Gallera sull’indice di trasmissibilità? Non è semplificazione ma disinformazione gravissima”
“È un’informazione non corretta, non possiamo dire che sia una semplificazione”. La professoressa Antonella Viola, immunologa e docente dell’Università di Padova, interpellata telefonicamente da TPI sottolinea la gravità delle parole dell’assessore al Welfare e alla Sanità della Regione Lombardia Giulio Gallera, che in conferenza stampa lo scorso 22 maggio ha dato una definizione non corretta dell’indice di trasmissibilità Rt. L’assessore aveva sostenuto che il fatto che Rt sia pari a 0, 51 vuol dire “che per infettare me, bisogna trovare due persone allo stesso momento infette”, aggiungendo che “non è così semplice trovare due persone allo stesso momento infette per infettare me”.
In un video successivo, Gallera ha attaccato la redazione di TPI che aveva pubblicato il video e l’esponente dell’opposizione Pierfrancesco Majorino che lo aveva divulgato (qui la replica dell’europarlamentare del Pd). Spiegando di aver voluto semplificare la questione dell’indice di trasmissibilità, l’assessore lombardo ha citato un articolo pubblicato sul Bo Live, giornale dell’ateneo di Padova, che fornisce la definizione corretta di questo strumento (l’università di Padova ha pubblicato oggi una nota in cui smentisce le parole dell’assessore).
Professoressa, cosa pensa delle parole di Gallera?
È un’informazione non corretta, non possiamo dire che sia una semplificazione. Probabilmente c’è stato un attimo di confusione, magari si è espresso male. Ma quella che è stata fornita alle persone è un’informazione non corretta.
Vogliamo chiarire?
Va assolutamente chiarito. Non è vero che con un indice Rt pari a 0,5 una persona per contagiarsi debba incontrare in maniera simultanea due persone contagiate. Questo non ha assolutamente senso. Il contagio è sempre da una persona all’altra, quello è un numero statistico.
Ci spiega cosa vuol dire?
Vuol dire che statisticamente una persona ne contagia 0,5. Il rischio del contagio è diminuito rispetto a quando una persona era in grado di contagiarne un’altra. Ma è un numero statistico, è come quando diciamo che in media un italiano mangia tre polli alla settimana: ci sarà quello che ne mangerà zero, perché è vegetariano, e quello che ne mangerà sei. In altre parole è una media delle possibilità di contagio.
Qual è la differenza tra R0 e Rt?
R0 è il tasso di contagiosità all’inizio dell’epidemia, quando la popolazione non è ancora entrata in contatto con il virus. Rt invece è l’indice cui facciamo riferimento dopo che sono state messe in atto delle misure per evitare il contagio. Per misurare quello che sta accadendo oggi nel nostro paese dobbiamo utilizzare Rt, perché sono state messe in atto misure come il distanziamento personale, le mascherine, l’igiene, per permettono di contrastare la diffusione. Entrambi rimangono numeri statistici. Quando l’indice è pari a 1 vuol dire che una persona ne contagia in media un’altra. Ma non è sempre così.
In che senso?
Non sempre una persona positiva che ne incontra un’altra la contagerà, ci possono essere dei casi in cui una persona ne contagia 50 e casi in cui 50 persone non contagiano nessuno. Se un positivo è contagioso o meno dipende dalla carica virale, se questa è tale o meno da indurre un contagio.
L’assessore per avallare la sua spiegazione ha citato un articolo uscito sul giornale del vostro ateneo.
Lì è spiegato come il fatto che l’indice sia sotto 1 comporti che si sia ridotta statisticamente la possibilità del contagio. Ma non che una persona positiva, presa singolarmente, non sia in grado di infettare. Volevo aggiungere anche che esiste un altro fattore, il fattore K, che definisce se questa infezione si sviluppa in maniera omogenea oppure a cluster, cioé a focolai ristretti. Il Covid-19 ha un andamento molto a cluster, tendono a esserci dei super-diffusori, persone in grado di infettare anche 30,40 o 50 persone in una volta sola. Basta guardare quello che è successo all’interno di un coro negli Stati Uniti.
Pensa che qualcuno possa aver interpretato le parole di Gallera in modo da sottovalutare il rischio di avvicinarsi a una persona positiva?
Che ci sia stato un gravissimo errore di comunicazione non c’è dubbio. Non è uno scienziato, quindi è un errore forse comprensibile. Ma è comunque una persona coinvolta nella gestione dell’epidemia, per cui è abbastanza grave, non è un errore banale. A tutti può succedere di sbagliare il modo di esprimersi, ma se era davvero convinto che la spiegazione fosse quella è preoccupante, visto il ruolo che ricopre.
Poi però non ha ammesso l’errore, tutt’altro. Ha attaccato chi aveva diffuso il video, come il nostro giornale.
Sarebbe stato più corretto ammettere l’errore, prendere consapevolezza. Tutti possiamo fare degli errori. Detto questo il messaggio importante da far arrivare alle persone è che non è così: non è vero che serve incontrare almeno due infetti per potersi infettare. Un infetto è assolutamente sufficiente a infettare tante persone ancora oggi. Per questo bisogna prestare molta attenzione.
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