Il caso del tweet (poi rimosso) di Donatella Di Cesare su Balzerani: “La tua rivoluzione è stata anche la mia”
“Tutta la politica, oltre ai vertici de La Sapienza, prenda le dovute distanze dai nostalgici dell’odio e del terrorismo”. Tommaso Foti, capogruppo FdI alla Camera, ce l’ha con la prof del primo ateneo della Capitale, Donatella Di Cesare, rea di aver dato l’addio a Barbara Balzerani – brigatista mai pentita che partecipò all’agguato di via Fani durante il quale venne rapito Aldo Moro – con parole a suo dire fuori luogo. “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”, aveva scritto la Di Cesare sotto una foto della Balzerani. Poi però ci ha ripensato e lo ha tolto. Ma ormai il danno era stato fatto.
“A nome di tutta la Comunità accademica” si legge in una nota, “Polimeni ricorda “l’altissimo tributo di sangue pagato dall’Università Sapienza nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”.
Balzerani prese parte a numerosi omicidi delle Br, compreso quello di Girolamo Minervini, e al sequestro e all’uccisione del leader della Dc Aldo Moro. Nel 1981 partecipò al sequestro del generale della Nato James Lee Dozier. Fu tra gli ultimi Br ad essere arrestati: fu catturata il 19 giugno 1985, assieme a Gianni Pelosi. Per questo venne soprannominata la ‘primula rossa’. Non si pentì nè si dissociò mai ma fu critica nei confronti del periodo della lotta armata: nel 1993 dichiarò di provare rammarico per i tanti che furono colpiti dal terrorismo e nel 2003 criticò l’attività delle cosiddette Nuove Br. Nel 2006 le fu stata concessa la libertà condizionale: tornò in libertà, avendo scontato la pena, nel 2011.