La titolare dell’hotel nella bufera per aver isolato un disabile: “Gli altri ospiti si lamentavano delle urla a tavola”
Aveva generato scalpore la decisione di un hotel di San Martino di Castrozza, in Trentino, di far accomodare un ragazzo disabile e la sua famiglia in una saletta a parte rispetto a quella dove gli altri ospiti consumavano i pasti. “A oggi, l’Hotel Colbricon si dice estremamente rammaricato per quanto accaduto, ma ci tiene a puntualizzare che nulla è stato compiuto in malafede o con intento discriminatorio”, dichiara in una nota la titolare della struttura Isabella Doff.
La polemica era esplosa mercoledì 8 marzo quando la madre di Tommaso Pimpinelli, 24enne romano disabile affetto dalla sindrome di Norrie, aveva denunciato la richiesta fatta a lei e suo marito di spostarsi in una saletta privé durante la colazione in modo da non infastidire gli altri ospiti. La coppia ha così deciso di lasciare l’hotel di prima mattina, ricevendo poi una mail di scuse. Il caso è arrivato anche a Palazzo Chigi: la ministra alla disabilità, Alessandra Locatelli, ha definito la questione “inaccettabile e da cambiare”.
Calmatesi le acque, la titolare della struttura ha chiarito: “Dal momento che, come struttura che opera nel settore alberghiero da oltre 40 anni, l’hotel Colbricon ha la priorità di garantire il benessere di tutti i suoi ospiti, alcuni clienti si sono rivolti ai gestori per chiedere una maggiore tranquillità, a causa delle urla nella sala da pranzo. Per tale motivo la proprietaria ha proposto a Cecilia e Remo di spostarsi in una saletta intima, raccolta, in cui spicca come elemento decorativo un mosaico di vetro. Non, come è stato scritto, un vetro oscurato o una stanza in cui isolare Tommaso; al contrario, un luogo nel quale a Tommaso venissero garantite la massima discrezione e la possibilità di esprimersi liberamente”.
Dall’hotel vengono rinnovate le scuse “per il gesto fraintendibile”. “Non era nostro intento offendere la sensibilità di nessuno – conclude Doff – motivo per il quale ho subito tentato di aprire un dialogo con le persone coinvolte, per ora senza risultati”.