“Armi verso l’Ucraina mascherate da aiuti umanitari”: la protesta dei lavoratori dell’aeroporto di Pisa
Mentre una lettera dello Stato Maggiore chiede di limitare i congedi anticipati dei militari italiani e di orientare le attività di addestramento al “warfighting“, dall’Italia un carico di armi destinato all’Ucraina stava per partire anche da un aeroporto civile. La denuncia è arrivata dall’Unione dei Sindacati di Base di Pisa. Sabato 12 marzo i lavoratori dell’aeroporto civile Galileo Galilei si sono rifiutati di eseguire un carico perché hanno scoperto che, al posto di aiuti umanitari, conteneva armi e munizioni.
“Armi verso l’Ucraina mascherate da aiuti umanitari in partenza dall’aeroporto civile di Pisa“, denuncia il sindacato. “Dal Cargo Village sito presso l’aeroporto civile partono voli ‘umanitari’, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi”, affermano dall’Usb, facendo notare che le armi destinate a Kiev partano già dal vicino aeroporto militare. “Un’amara e terribile sorpresa”, dicono dal sindacato. “Di fronte a questo fatto gravissimo i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo, aerei che in questi giorni atterrano prima in basi Usa/Nato in Polonia, poi inviati in Ucraina, per essere poi bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori, impiegati nelle basi interessate agli attacchi”.
“Denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura ‘umanitaria’ per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina” prosegue l’Usb, e chiede “alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti ‘umanitari’; ai lavoratori di continuare a rifiutarsi di caricare armi ed esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace; alla cittadinanza di partecipare alla manifestazione di sabato 19 marzo di fronte all’aeroporto ‘G. Galilei’ (ore 15) sulla parola d’ordine ‘Dalla Toscana ponti di pace, non voli di guerra!'”.
La denuncia arriva a pochi giorni dalla manifestazione per la pace in Ucraina che si è svolta a Firenze, e stride con le parole pronunciate dalle autorità locali e nazionali in Piazza Santa Croce, che hanno invitato l’Unione Europea a “fare di più per cercare la pace e convincere la Russia a fermarsi“. Ma d’altronde l’Italia a pochi giorni dall’esplosione del conflitto ha autorizzato l’invio “in deroga” di “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” al governo ucraino “fino al 31 dicembre” e si è impegnata a partecipare a quei “dispositivi della NATO” già autorizzati dal Parlamento per il 2021, approvando una spesa pari a 67.451.608 euro per l’anno 2022 e 21.000.000 per l’anno 2023.
L’episodio del Galileo Galilei di Pisa ha però destato scalpore per il fatto che il carico – da mettere in un Boeing 737 della compagnia islandese Bluebird – doveva contenere aiuti umanitari, e sarebbe partito da un aeroporto civile, “a conferma del clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi”, denunciano ancora dall’Usb. “Si tratta di una notizia che se confermata provocherebbe certamente un terremoto nell’opinione pubblica toscana”, hanno commentato le consigliere regionali del M5S Irene Galletti e Silvia Noferi, annunciando un’interrogazione urgente per chiedere alla Regione se la notizia corrisponda al vero. “Non solo il carico di armi e munizioni non rientra nelle mansioni dei lavoratori dell’aeroporto di Pisa – ha affermato Cinzia dell’Usb di Pisa ai microfoni di Radio Onda d’Urto – ma noi siamo contrari alla guerra”. Secondo quanto riportato dal quotidiano Domani, l’evento è stato confermato da Toscana aeroporti ma, dice il presidente Marco Carrai, non accadrà più: “Lo posso garantire”.