Green Pass obbligatorio, ma i tamponi non bastano per tutti i lavoratori
Green Pass obbligatorio, ma i tamponi non bastano per tutti i lavoratori
A partire da oggi, venerdì 15 ottobre 2021, il Green Pass diventa obbligatorio per i dipendenti, pubblici e privati, ma il rischio è non vi siano tamponi a sufficienza per tutti i lavoratori.
L’obbligo di Green Pass coinvolge circa 23 milioni di lavoratori, così suddivisi: 14,6 milioni di dipendenti di aziende private, 3,2 milioni di dipendenti pubblici e 4,9 milioni di autonomi.
Secondo le stime del governo sarebbero circa 2,5 milioni i lavoratori ad oggi sprovvisti della certificazione verde. I dati, però, non tengono conto degli autonomi.
La Fondazione Gimbe, invece, calcola in quasi 4 milioni, 3,8 per l’esattezza, il numero di lavoratori non vaccinati per i quali si rende necessario il tampone al fine di ottenere il Green Pass.
Se non si è vaccinati, infatti, la certificazione verde si può ottenere o se si è guariti dal Covid entro sei mesi oppure attraverso un test antigenico o molecolare negativo, che ha una validità di 48 ore dal momento in cui si effettua.
È altamente probabile, quindi, che gran parte di quei 4 milioni di lavoratori sprovvisti di Green Pass ricorrerà ai test rapidi con una richiesta che potrebbe raggiungere, sempre secondo i dati forniti da Gimbe, tra gli 8 e gli 11 milioni tamponi settimanali, più di 1 milione al giorno.
L’Italia è in grado di effettuare un numero così ampio di tamponi al giorno? La risposta è no, almeno stando a quelli che sono i numeri registrati sin qui.
Nel nostro Paese, infatti, vengono effettuati in media circa 300mila tamponi al giorno, sia molecolari che antigienici, mentre nella settimana 6-12 ottobre, secondo Gimbe, sono stati effettuati 1,2 milioni di test antigienici rapidi, ovvero quanto andrebbe fatto in un giorno a partire dal 15 ottobre in poi.
Due terzi dei tamponi antigienici rapidi, inoltre, vengono effettuati nelle farmacie e, secondo il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta l’attuale sistema “non potrà garantire, almeno nel breve termine, un’adeguata offerta di antigenici a prezzo calmierato”.
Secondo Cartabellotta per far fronte all’aumento del fabbisogno di test “è urgente sia ampliare il numero di farmacie e altre strutture autorizzate che aderiscono all’accordo del prezzo calmierato, sia potenziare l’attività per aumentare il numero di tamponi”.
Posizione condivisa anche dal vicepresidente di ADF, associazione dei distributori farmaceutici, Alessandro Albertini, secondo il quale la capacità diagnostica delle farmacie, in particolar modo quelle più piccole, potrebbe essere messa a dura prova non tanto per l’approvvigionamento dei test, quanto piuttosto per il personale che dovrà effettuarli, che potrebbe rivelarsi insufficiente a far fronte a tutte le esigenze organizzative.