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Green pass, il limbo dei guariti che restano senza certificato: “Siamo paragonati ai No vax”

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I soggetti guariti dal Covid non riescono ad ottenere l'agognato green pass. Hanno avuto la malattia, ma non possono viaggiare. Il motivo? Mentre in Francia e il Germania non vengono fissati limiti temporali per l'unica dose di vaccino necessaria per chi ha già contratto il Covid, in Italia invece non si ottiene il pass se non con una vaccinazione esattamente a tre mesi dalla guarigione. E così migliaia di persone si ritrovano in un ingiusto limbo burocratico

“Siamo paragonati ai No Vax, non possiamo partire e non possiamo ottenere il green pass anche se abbiamo avuto il Covid, siamo guariti e abbiamo anche ricevuto la dose di vaccino. Per gli ospedali, per i virologi, per la legge possiamo spostarci liberamente, ma non per la burocrazia italiana“. Quello di Sabrina e Marco (nomi di fantasia perché la coppia preferisce restare anonima) è il problema di migliaia di cittadini che stanno rimanendo fuori dai radar del certificato verde.

Cosa dice la legge

Cosa stabiliscono le regole? Per chi non è stato precedentemente contagiato già dopo la prima dose viene rilasciato un numero utile per ottenere il green pass. Secondo la circolare 28862 del Ministero della Salute del 28/06/2021, “i soggetti guariti da COVID-19 la fine del ciclo vaccinale prescritto corrisponde all’aver ricevuta una dose di uno dei quattro vaccini”.

Il cortocircuito si verifica rispetto ai tempi della vaccinazione, non citati dal ministero della Salute, ma poi nella pratica oggetto del malfunzionamento del green pass. Le persone che hanno fatto una sola dose di vaccino Pfizer o Moderna prima dei 3 mesi dall’infezione o dopo i 6 mesi dall’infezione sono bloccati.

“Rispettare esattamente i 90 o i 180 giorni è complicato – racconta Luigi, cittadino di Bologna nella stessa situazione di guarito senza documenti – perché ci sono state delle sollecitazioni in entrambi i sensi. Sia a vaccinarsi il prima possibile, sia a lasciare spazio ai più anziani o alle categorie a rischio. Quindi tantissimi guariti hanno fatto la dose che gli spettava o prima dei 3 mesi o addirittura dopo sei mesi”.

Tamponati inutilmente

“Le posso assicurare che molti sono nella nostra condizione – continua Marco – abbiamo addirittura creato il gruppo Facebook ‘Problemi con il green pass’ perché non ci capacitiamo dell’assurdità. Siamo soggetti a cui viene privata la libertà di viaggiare, di poter partecipare ad un evento nonostante abbiano una copertura vaccinale completa, considerati alla stregua di soggetti senza copertura vaccinale, costretti ogni due giorni a farci un tampone per tornare alla normalità. Siamo soggetti che si sono affidati ai centri vaccinali che da una lettura della anamnesi completa suggerivano il percorso vaccinale corretto”.

Risponde la scienza

Che gli anticorpi dei guariti con una sola dose siano molto alti lo conferma un importante studio effettuato dall’IRCCS ‘Sacro Cuore Don Calabria’ di Negrar di Valpolicella (VR) su un campione di 2000 medici e infermieri che sottolinea come una sola dose di vaccino anche dopo 10 mesi basta per avere una copertura vaccinale completa. Anche questi operatori sanitari che hanno partecipato alla ricerca non avranno diritto al Green Pass Ue per lo Stato Italiano.

L’opinione degli esperti è abbastanza unanime. I virologi sentiti da TPI sostengono: “Tutti i dati scientifici recentemente pubblicati dimostrano che i soggetti guariti e successivamente vaccinati anche con una sola dose hanno una elevata risposta immunitaria e soprattutto sono in genere meglio protetti dalle varianti virali, compresa la delta, dei non convalescenti. Gli intervalli dei 90 e 180 giorni sono stati stabiliti prima che molti dei dati immunologici fossero noti e pertanto andrebbero considerati non fissi e non definitivi”.

E gli altri paesi?

Nello stesso regolamento Ue non si parla mai di lassi temporali per i soggetti guariti che hanno fatto una sola dose. Inoltre quasi tutti i Paesi considerano vaccinati i guariti con una sola dose senza fissare limiti temporali. Ad esempio la Francia accetta i viaggiatori con le seguenti caratteristiche “2 settimane dopo la prima dose di vaccino approvato dall’Ema (Agenzia europea del farmaco) per le persone guarite da una precedente infezione da Covid-19” e non vengono posti limiti temporali.

Oppure, per la normativa tedesca, si considera vaccinato: chiunque abbia completato da almeno 14 giorni il ciclo vaccinale (una o due dosi a seconda del tipo di vaccino; comunque una sola dose per chi sia già stato malato di Covid). Anche in questo caso non vengono posti limiti temporali.

O ancora, per la legge slovena, si considera vaccinato chi presenta un attestato di vaccinazione per chi è guarito (un certificato di guarigione e un attestato che la persona, entro un periodo massimo di otto mesi dal risultato positivo del test PCR, o dall’inizio dei sintomi, è stata vaccinata con una dose del vaccino di cui al punto precedente). Come attestato valido si considera la combinazione di: “un attestato di vaccinazione con almeno una dose di vaccino e un test PCR positivo o un attestato di vaccinazione con almeno una dose di vaccino e un certificato medico che si è guariti dal Covid-19”. I giorni non contano, come nei due casi precedenti.

Caos doppi vaccini

“I soggetti come noi oggi cosa dovrebbero fare? – dice Sabrina – Sottoporsi ad altri due dosi di vaccino solo per avere il Green Pass? Sarebbero i primi soggetti che dopo essere guariti dal Covid si sottopongono non 1, non 2 , ma ben 3 dosi di vaccino. E solo perché è stata fissato questo lasso temporale che può creare danni sanitari ben maggiori a soggetti che hanno già una copertura completa a livello di anticorpi”. E c’è qualcuno che pur di avere il certificato per spostarsi è davvero disposto a dosi di vaccino in più. L’ennesimo caos in salsa italiana.

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