Contro il caro bollette il governo sblocca la moratoria sulle trivelle: ecco il piano regolatore che fa ripartire l’estrazione di gas
L’Italia si prepara a far ripartire dalle trivelle. Con l’approvazione del Pitesai, il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, si compie un primo passo verso quell’incremento della produzione del gas italiano a cui il governo sta guardando come una delle armi per contrastare il caro energia. “Regole certe dopo anni di attesa”, dice il Ministero della Transizione Ecologica, anche se l’idea non piace affatto al mondo ambientalista, che è sceso in piazza in 44 città con manifestazioni ‘no gas’.
La mappa pubblicata dal ministero della Transizione ecologica si chiama Pitesai e in più di 200 pagine individua i punti del territorio nazionale in cui sarà possibile avviare la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Giacimenti di gas sono stati mappati nell’ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, contenuto nel decreto firmato dal ministro Roberto Cingolani poche ore fa, sospendendo di fatto la moratoria del 2019
Complessivamente nel 2021 l’Italia ha prodotto circa 3,2 miliardi di metri cubi di gas e ne ha usati poco più di 72. La ripresa delle estrazioni potrebbe portare ad un raddoppio della produzione italiana, arrivando così ad un 10% circa del fabbisogno nazionale. In primo piano per l’aumento dell’estrazione il ruolo dell’offshore del Mare Adriatico.
L’intento infatti è quello di razionalizzare e concentrare le attività di estrazione su poche concessioni attive. Il via libera infatti riguarda solo le attività le cui domande sono state presentate dopo il primo gennaio del 2010. Troppo poco attente ai criteri ambientali – è questa la considerazione fatta a monte della decisione – quelle antecedenti.
Complessivamente il Pitesai riguarda un ambito del 42% del territorio italiano e stabilisce la chiusura alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di tutte le aree marine e terrestri non comprese nell’ambito territoriale di riferimento della pianificazione e valutazione del Piano. Tra le aree che non potranno più essere interessate da attività di ricerca e coltivazione, le Regioni Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria, in parte Toscana e Sardegna, e a mare il 5% della intera superficie marina sottoposta a giurisdizione italiana. Fondamentale per l’aumento dell’estrazione, il ruolo dell’offshore del Mare Adriatico.